SÌ AI PARTY A PAGAMENTO NELLA REGGIA DI CASERTA (MA NON SALITE SUI LEONI)
Partiamo dai confronti: la Tate Britain di Londra offre la possibilità di organizzare banchetti privati (seduti a tavola) affittando l’intera e prestigiosa Gallery 9 «in mezzo a capolavori dell’arte britannica», come si legge sul sito che indica le tariffe: prezzi da 10.000 sterline in su. Lo stesso avviene, per i soci sostenitori, al British Museum addirittura nella Galleria delle sculture egizie o nella Sala delle Nereidi (marmi del 390 avanti Cristo). Difficile capire perché non possa accadere lo stesso, con le dovute cautele e chiare regole, alla Reggia di Caserta. C’è stata rovente polemica per la decisione del direttore Mauro Felicori di affittare, in orari non di visita, alcuni spazi della Reggia per un vistoso matrimonio di lusso (venato, a dire il vero, da rimarchevoli aspetti kitsch) e preceduto da una ricchissima cerimonia religiosa in cui si è esibito addirittura Andrea Bocelli. Il tutto ha fatto incassare 30.000 euro al museo: quel denaro — ha assicurato Felicori — verrà usato per scopi culturali. Per questa ragione, il direttore si è ritrovato su Facebook trasformato, con un fotomontaggio, in «boss delle cerimonie», al posto dello scomparso Antonio Polese. Dunque alla Tate British e al British Museum sì e alla Reggia di Caserta no? Basta dirlo, però motivandolo con chiarezza. In realtà Felicori fa bene a sperimentare nuovi canali di autofinanziamento. A patto che nessuno salga mai più in futuro su uno dei due leoni di marmo che presidiano la scalinata d’onore del Vanvitelli: si tratti di un turista o di un addetto agli addobbi floreali. Quello, sì, è un intollerabile sopruso a un bene che appartiene al nostro Patrimonio, cioè a tutti noi.