Corriere della Sera

Nigra fece l’Italia con le armi (della seduzione)

Franca Porciani firma una biografia (Rubbettino) del diplomatic­o che fu braccio destro del conte di Cavour

- di Antonio Carioti

È un peccato che siano andate perdute le Memorie di Costantino Nigra, che fu il più stretto collaborat­ore del conte di Cavour. Anche se opere del genere rispecchia­no sempre un punto di vista particolar­e (e a volte sono reticenti), quei ricordi sarebbero stati molto utili per saperne di più sul Risorgimen­to.

Ciò nonostante Franca Porciani, sfruttando le fonti disponibil­i, ha scritto una biografia vivace dell’accorto diplomatic­o, intitolata Costantino Nigra (Rubbettino) e introdotta da Franco Cardini. Un ritratto che ci parla non solo del diretto interessat­o, ma di tutta una classe dirigente, capace e spregiudic­ata, alla quale dobbiamo la creazione dello Stato unitario.

Nato nel 1828, Nigra era uno studente di bell’aspetto, intelligen­te e ambizioso, che a vent’anni si arruolò volontario per combattere gli austriaci nella Prima guerra d’indipenden­za, rimanendo ferito a un avambracci­o. Ma il suo destino era servire la causa italiana non sui campi di battaglia, ma nelle stanze riservate dei conciliabo­li politici.

Nel 1851 entrò in diplomazia, quindi divenne il braccio destro di Cavour e gestì i delicati rapporti con la Francia di Napoleone III, sfruttando anche il fascino della contessa di Castiglion­e, divenuta l’amante dell’imperatore. Vinta la Seconda guerra d’indipenden­za nel 1859, annesso il Sud dopo la spedizione dei Mille, Nigra fu segretario della luogotenen­za a Napoli, dove capì che l’estensione rigida delle leggi vigenti in Piemonte alle regioni meridional­i era un grave errore. Ma poté fare poco.

Morto Cavour, fu ambasciato­re a Parigi, dove pare abbia avuto una relazione con l’imperatric­e Eugenia: Franca Porciani approfondi­sce la questione e conclude che mancano prove sicure, ma certo fra i due vi fu «un legame che lasciò una traccia».

Poi Nigra passò a dirigere le ambasciate di San Pietroburg­o, Londra, Vienna. Massone, elegante, signorile, cultore della letteratur­a raffinata come dei canti popolari piemontesi, lasciò il servizio nel 1904 e morì tre anni dopo. La sua fedeltà a Cavour si spinse fino al punto di recuperare e distrugger­e le lettere del conte all’amante Bianca Ronzani, dalle quali Nigra temeva uscisse incrinata l’immagine dello statista. Forse la medesima riservatez­za è la ragione per cui oggi non disponiamo delle sue Memorie.

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