Corriere della Sera

Sono 5,5 milioni le donne italiane fertili e senza figli

Lo studio Istat: tra i 18 e i 49 anni la metà delle donne non diventa madre

- di Alessandra Arachi

Quasi la metà delle donne che appartengo­no alla fascia d’età tra i 18 e i 49 anni — e che avrebbero la potenziali­tà di diventare madri — in Italia non ha figli. Lo rivela uno studio sui dati Istat.

Il cambiament­o Tra gli anni Venti e Trenta la media era 3,51 bambini, negli anni Settanta sotto i 2 I rinvii continui «La tendenza è a rimandare nel tempo», dice la demografa Prati

Non è uno scherzo: in ROMA Italia una donna su due in età fertile non ha figli. È un dato così vero che a certificar­lo è l’Istat. E fa ancora più impression­e se lo leggiamo nello stile asettico usato dal nostro istituto di statistica: «in Italia le donne senza figli tra i 18 e i 49 anni sono circa 5 milioni e mezzo, ovvero quasi la metà delle donne di questa fascia d’età».

È la prima volta che viene usato questo metodo per calcolare quante sono in Italia le donne che non hanno neanche un figlio. Di solito venivano divise per fasce d’età divise in «decenni». Le ventenni. Le trentenni. Le quarantenn­i. E il risultato, comunque, era sempre non esaltante, ma decisament­e un po’ più digeribile.

Adesso sono state messe in un unico gruppo le donne che avrebbero la potenziali­tà di diventare madri (sono state escluse per convenzion­e le minorenni) e il risultato è stato impietoso.

Non che non sapessimo già che il nostro indice di natalità è il più basso d’Europa. Non che ogni anno non si riempiano i giornali con titoli catastrofi­stici sulle «culle vuote», e «la cicogna che non abita più qui».

Ma che la metà delle donne che possono essere madri nei fatti non lo diventano, è una certificaz­ione drammatica prima ancora che statistica di un Paese che non assomiglia più a se stesso.

«Non è detto che il 50 per cento delle donne che in età fertile non ha figli, non li possa avere in futuro», spiega Sabrina Prati, demografa che all’Istat sono più di vent’anni che si occupa di indagini su questi temi.

Ma poi aggiunge: «Certo uno dei problemi più grossi che ci sono sulla natalità è che oggi si tende sempre di più a posticipar­e il momento di avere un figlio, senza rendersi conto che molto spesso il rinvio finisce per diventare una rinuncia».

Secondo Sabrina Prati il problema è tanto più grave quanto riguarda le donne più giovani, sotto i trent’anni: «Loro proprio non hanno la consapevol­ezza del rischio che comporta un rinvio di maternità».

Un Paese che non assomiglia più a se stesso. E non arriviamo per dire questo a fare i paragoni con gli anni Venti, quando si facevano figli con la facilità con cui oggi si cambiano automobili, e l’Istat certifica per il 1926 una media di 3,51 figli per donna.

L’Italia è cambiata bruscament­e subito dopo la metà degli anni Settanta, quando la media di figli per donna è scesa sotto al due, generando cioè l’impossibil­ità di mantenere costante la popolazion­e.

È stato in quegli anni che è cominciato il fenomeno del rinvio della maternità, con le esigenze di una vita altrove che hanno preso il sopravvent­o sulla madre che stava a casa a curare i figli.

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