Oprah è già l’anti Trump
Il discorso appassionato di Winfrey ai Golden Globe fa ripartire le voci su una corsa della star tv nel 2020
Oprah alla prima edizione dei Golden Globe dell’era post-Weinstein ha ricordato che «per troppo tempo le donne non sono state ascoltate o credute» ma che ora è vicina «una nuova alba». Un discorso appassionato. E proprio in Oprah molti vedono la prossima candidata per i democratici in America. La Casa Bianca: «La sfida è benvenuta».
Dopo i due 75enni democratici allergici alla pensione (l’ex vice di Obama, Joe Biden e lo sfidante di Hillary Clinton alle primarie del 2016, Bernie Sanders), dopo i nuovi volti del fronte progressista come la californiana Kamala Harris, dopo i sovrani della tecnologia potenziali outsider come Mark Zuckerberg di Facebook, spunta un altro nome come possibile sfidante di Donald Trump alle presidenziali del 2020: Oprah Winfrey.
Popolarissima star televisiva da decenni, in passato ha sempre escluso l’ipotesi di un suo impegno in politica, spiegando di non avere alcuna competenza in questo campo. Ma ora che alla Casa Bianca è arrivato un altro personaggio privo di competenze specifiche, eletto più grazie alla sua abilità di comunicatore e showman che per le sue capacità imprenditoriali, c’è chi auspica un ripensamento della Winfrey. E lei domenica, col discorso di accettazione del premio Cecil DeMille nella serata dei Golden Globe, ha dato più di una speranza a chi si augura di vederla scendere nell’arena. Parole calde, coinvolgenti, piene di pathos: un discorso emozionante quasi quanto quello di Barack Obama a Selma. Obama: il primo politico per il quale la Winfrey si spese dopo decenni nei quali aveva mantenuto le sue trasmissioni prudentemente lontane dalla politica per non rischiare di perdere pezzi della sua audience. Invitò in trasmissione e appoggiò Barack fin dalla sua candidatura. E, secondo molti, il suo sostegno contribuì non poco al successo del primo presidente nero della storia americana.
Nella notte del grande gala dello spettacolo, introdotta da un Seth Meyers che l’ha scherzosamente definita una candidata inesistente (in realtà un invito a farsi avanti, visto che Seth nel 2011 disse a Trump che uno come lui non sarebbe mai arrivato alla Casa Bianca), la Winfrey ha parlato di riscatto degli afroamericani dopo decenni di soprusi e discriminazioni e di donne che alzano la testa per mettere fine a un’era di prevaricazioni.
La storia di lei bambina che nel 1964 capì di potercela fare vedendo un attore nero, Sidney Poitier, conquistare l’Oscar. Ma anche la storia di tante donne assalite, abusate, «donne che avevano bimbi da sfamare, bollette da pagare, sogni da inseguire». Come Recy Taylor, una ragazza nera violentata nel 1944 in Alabama da sei bianchi armati mentre tornava dalla chiesa. Venne minacciata di morte se avesse parlato, ma Rosa Parks scese in campo al suo fianco chiedendo giustizia 11 anni prima della celebre protesta sull’autobus segregato che le dette celebrità universale. Recy che, ha raccontato Oprah, non riuscì mai ad ottenere giustizia, è morta due settimane fa, a 98 anni: «Ha vissuto per troppi anni in una cultura imbevuta di sopraffazione maschile, ma credo che se ne sia andata consapevole che quel tempo sta finendo».
Oprah ha parlato soprattutto di minoranze oppresse e discriminate, di donne abusate, del giorno in cui grazie al loro coraggio «e a quello di alcuni uomini fenomenali, nessuno dovrà più trovare il coraggio per uscire allo scoperto denunciando me too»: anch’io, l’espressione divenuta simbolo della denuncia di soprusi e molestie sessuali nella società americana. Ma ha accennato anche alla brutta aria politica che tira in America e
Qualcosa è cambiato In passato ha sempre escluso un suo impegno, ora ringrazia chi fa il tifo per lei
ha ringraziato la stampa: «È sotto assedio, ma è più preziosa che mai, ci aiuta a navigare in questi tempi difficili».
Un’ovazione ai Golden Globe e l’aperto invito a scendere in politica di molte star democratiche dello spettacolo, a cominciare da Meryl Streep. Ma davvero Oprah rinuncerà al suo impero televisivo? In passato, come detto, lei ha escluso categoricamente un suo impegno, ma più di recente ha aperto uno spiraglio mostrandosi sorpresa e pensosa davanti al successo di un
outsider come Trump (ieri la Casa Bianca ha commentato: «la sfida è benvenuta»). E quando il New York Post ha scritto che è la miglior speranza del partito democratico lei ha risposto: «Grazie per il vostro voto di fiducia».
C’è anche un sondaggio Quinnipac del marzo scorso che le attribuisce un indice di popolarità maggiore di quello di tutti i politici (52% di favorevoli, 23% di sfavorevoli), ma poi solo un intervistato su 5 dice che lei dovrebbe candidarsi nel 2020.