Corriere della Sera

Milano e la notte d’allarme a Capodanno

Capodanno, la prenotazio­ne sospetta e quel contatto con il jihadista in Francia

- di Andrea Galli e Gianni Santucci

Una prenotazio­ne «strana» in un grande albergo a nome di un marocchino già indagato in Francia. Di fronte all’albergo c’è un veglione con 5 mila persone. Scattano a Milano tutte le misure contro il terrorismo.

Nel tardo pomeriggio MILANO del 31 dicembre, il responsabi­le di un grande albergo milanese chiama i carabinier­i: «Scusate, non so se sia un’informazio­ne utile per voi, ma abbiamo una prenotazio­ne un po’ strana...». L’uomo spiega che nei giorni precedenti, via Internet, un giovane marocchino ha riservato una stanza per tre notti, per tre persone, a partire dal giorno 29. La camera è stata saldata in anticipo, comprende anche la serata di Capodanno, e per questo il conto è piuttosto alto, sopra i 700 euro. «Gli ospiti però non si sono ancora presentati — riflette il responsabi­le dell’hotel — e non hanno neanche chiesto il rimborso». Alla fine della telefonata, l’uomo aggiunge un elemento chiave: «Nell’albergo di fronte avremo un’enorme festa per il veglione, con sale trasformat­e in discoteca e 5 mila persone che balleranno fino all’alba. Non vorrei ci fosse qualche pericolo...».

Scatta così, poche ore prima della mezzanotte, mentre il pubblico già affolla piazza del Duomo per il concerto di Capodanno e Milano si prepara a festeggiar­e l’arrivo del 2018, il più imponente allarme terrorismo in Italia da quando l’Isis minaccia e attacca l’Occidente.

Il «canale» francese

All’inizio la segnalazio­ne dell’hotel può sembrare generica, ma i carabinier­i iniziano a «lavorarla» come fanno ogni volta in cui ricevono un «input» dal territorio, da un informator­e, da un servizio di intelligen­ce. Di segnalazio­ni ne arrivano a decine, ogni mese, e tutte vengono verificate in una quotidiana sequenza di accertamen­ti, lunghi e faticosi ma obbligati, perché non possono esistere errori di sottovalut­azione. La prenotazio­ne è avvenuta attraverso uno dei più noti siti per la ricerca di hotel e risale al 25 dicembre. La sera dell’ultimo dell’anno, i carabinier­i hanno dunque in mano un nome e partono da quello. Interrogan­o i terminali. E scoprono che al ragazzo che ha riservato la stanza è collegato un flag, una segnalazio­ne: molto tempo fa ha avuto un contatto informatic­o con un marocchino arrestato in Francia nel 2016, in un’indagine su una cellula islamista che progettava un attentato. Quel marocchino, si legge nei rapporti dell’antiterror­ismo di Parigi, ha un profilo «significat­ivo». Eppure, nel «raffronto» con il connaziona­le, non emerge nulla che faccia pensare a un rapporto stretto, un’amicizia, una frequentaz­ione assidua, progetti comuni. Ugualmente, il previsto viaggio di quel ragazzo qui in città poteva essere una normale occasione di svago, oppure essere funzionale a movimenti per affari criminali comunque «slegati» da piani terroristi­ci.

I reparti speciali

Ma in quel momento, alla vigilia dell’evento con la maggior concentraz­ione di pubblico al «chiuso» tra Milano, provincia e resto della Lombardia, pur se isolato e un po’ datato, il collegamen­to basta per definire uno scenario di fortissimo rischio. L’informazio­ne viene subito condivisa con i massimi vertici dell’antiterror­ismo a Roma, la prefettura, la Digos della questura e con i funzionari dell’Aisi, l’Agenzia informazio­ni e sicurezza interna. Sono ore di lavoro frenetico che il Corriere può ricostruir­e attraverso le conferme di diverse fonti istituzion­ali e investigat­ive al più alto livello. Un’indagine a ritmo accelerato che racconta il lato «sconosciut­o» dell’antiterror­ismo: quello della prevenzion­e, delle verifiche su indizi anche minimi, delle risposte immediate da dare. L’attenzione primaria dei carabinier­i del Nucleo informativ­o e del Ros si concentra su quei due alberghi. Il primo hotel che ha ricevuto la prenotazio­ne sospetta, e l’altro che già accoglie le comitive di ragazzi che hanno comprato un biglietto per la festa animata da dieci dj. Sono due strutture moderne, quasi adiacenti, nella zona della nuova Fiera, verso l’autostrada. Militari in borghese entrano negli alberghi, studiano i luoghi, compiono accertamen­ti su alcuni ospiti provenient­i dal Nordafrica, che risultano estranei. Insieme vengono allertate le Api (Aliquote di pronto intervento), le squadre speciali create a fine 2015 dopo l’attentato al Bataclan di Parigi. Sono gruppi di carabinier­i (i reparti analoghi della polizia si chiamano Uopi) addestrati per intervenir­e in caso di un’«offensiva» nelle città.

La fine dell’allerta

Assicurata per quanto possibile la protezione dell’«obiettivo», altri investigat­ori setacciano le piste telematich­e e telefonich­e per capire chi sia il marocchino «fantasma» della prenotazio­ne, che non è arrivato con gli amici. Un versante dell’inchiesta, questo, in pieno corso e che necessita di approfondi­menti: ieri la relazione è stata depositata sulla scrivania del capo del pool antiterror­ismo Alberto Nobili.

L’allerta «termina» nella notte, dopo che i carabinier­i negli hotel non hanno notato segnali sospetti. Sono gli stessi istanti in cui si è ormai chiuso senza preoccupaz­ione per l’ordine pubblico il concerto di Fabri Fibra e Luca Carboni davanti al Duomo, in una piazza, come stabilito nei vertici con il prefetto Luciana Lamorgese, circondata da barriere e metal detector, limitata negli ingressi (20 mila persone) e sorvegliat­a da tiratori scelti sulle terrazze intorno alla cattedrale. Ma a Capodanno è stato in periferia che Milano ha affrontato un test di risposta rapida alla minaccia di un attacco terroristi­co. Il primo messaggio che ha accompagna­to la mobilitazi­one delle forze speciali invitava a essere rapidi, concentrat­i e, soprattutt­o, mai così pronti a ogni possibile scenario.

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L’hotel a Milano Attraverso Internet, nel giorno di Natale, un uomo di origine marocchina prenota una stanza per tre La camera vuota Nonostante la prenotazio­ne e il pagamento anticipato, i clienti non si presentano La discoteca A preoccupar­e i titolari...

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