Il caso Maroni: dubbi e tensioni nel centrodestra
Padoan si candida: difendo la legge Fornero
Il ritiro di Roberto Maroni dalla corsa per le regionali in Lombardia agita la coalizione di centrodestra. La candidatura di Attilio Fontana, voluta dalla Lega, non ha ancora passato il vaglio di Silvio Berlusconi, preoccupato da un indice di popolarità del potenziale candidato non esattamente elevatissimo. Nel Pd si lavora alle candidature per le elezioni politiche del 4 marzo. In campo Boschi e il ministro Padoan, che sulle pensioni dice: «Difendo la legge Fornero».
Da una parte «la scelta personale che merita rispetto», dall’altra «la grande storia di amore con la politica» che certo non può dirsi conclusa. Roberto Maroni elenca i risultati di cinque anni di mandato alla presidenza della Lombardia e poi, con una punta d’emozione, conferma: «Non mi ricandiderò in Regione. È una decisione che ho preso in piena autonomia, una scelta personale, che ho condiviso con Salvini e Berlusconi tempo fa». La precisazione arriva dopo un istante. «Non ho chiesto nulla, ma naturalmente rimango a disposizione per il futuro», dice il governatore uscente, prima di lanciarsi nell’attacco che ne rivela le reali ambizioni: «Conosco la responsabilità di governo e ho una sola preoccupazione: che la possano assumere persone come Di Maio, che è una Raggi al cubo. Se va al governo lui, l’Italia rischia di diventare come Spelacchio».
Maroni, che oggi dovrebbe peraltro siglare un prima intesa col governo sulle materie dell’autonomia lombarda, assicura che non si candiderà più alla guida della Regione e non esclude invece di correre da parlamentare. Chiaro che l’ambizione lo porterebbe su una poltrona assai più alta di quella del semplice deputato, forse direttamente a Palazzo Chigi, e l’attacco a Di Maio, premier designato per conto del M5S, ha in questo senso il sapore della prova.
Intanto rimane aperta la questione della sua successione a Palazzo Lombardia. Matteo Salvini prova a gestire il passaggio di consegne. «Grazie a Roberto Maroni e alla sua squadra, buon lavoro al bravo Attilio Fontana per i prossimi 5 anni», scrive su Facebook il segretario leghista. Dopo una breve riunione interna in via Bellerio, per il Carroccio il dado è tratto e il candidato del centrodestra in Lombardia è l’ex sindaco di Varese. In realtà quella di Salvini è una fuga in avanti perché la candidatura di Fontana non ha ancora passato il vaglio di Silvio Berlusconi, preoccupato dall’indice di popolarità del leghista non esattamente elevatissimo. La verità è che in favore di Fontana sono pochissimi gli endorsement che si registrano dai territori extraleghisti. In Forza Italia (e non solo) sono invece in molti a pensare che la candidatura più forte, dopo il passo indietro di Maroni, sia quella di Mariastella Gelmini. È lo stesso Fontana a descrivere con realismo la situazione: «Per ora siamo a metà del guado; ho avuto l’indicazione del mio partito. Adesso, prima di potermi esprimere e di fare valutazioni, si deve fare il passaggio con gli alleati». Oggi è atteso un vertice di coalizione sulla questione. «Ma io non devo convincere nessuno, solo capire se sono disponibili a sostenermi», dice l’interessato.
Il governatore Non esclude di correre alle Politiche: se vince Di Maio, Italia come Spelacchio