Corriere della Sera

La corsa a pagare dei 60 morosi pd (per ricandidar­si)

Il pressing del tesoriere Bonifazi Saldano anche Richetti e Gutgeld

- di Claudio Bozza

Le elezioni sono a un MILANO passo e tra i parlamenta­ri del Pd scatta la corsa dei «morosi» a saldare il proprio debito con il partito per timore di non essere ricandidat­i. Grazie all’azione di recupero crediti di questa sorta di Equitalia interna, il tesoriere Francesco Bonifazi ha raggranell­ato circa 500 mila euro, destinati in gran parte al fondo di sostegno per la cassa integrazio­ne dei 180 dipendenti del Pd, che non se la passa affatto bene e ha chiuso l’ultimo bilancio con 9 milioni di rosso: una voragine creata anche dal costo della campagna per il referendum.

Con l’attuale situazione debitoria, specie mentre ci sono da sostenere ingenti spese per una campagna vitale per i dem, il partito guidato da Matteo Renzi deve fare i conti anche con il netto calo dei finanziame­nti privati alla Fondazione open, cassaforte e motore del progetto del segretario, che ha risentito dell’addio a Palazzo Chigi. È a fronte di questo quadro che il Nazareno ha iniziato un pressing asfissiant­e verso i circa 120 morosi tra deputati e senatori, che non versando i 1.500 euro mensili previsti dallo statuto del partito hanno accumulato debiti importanti. Di questi, per ora, circa 60 hanno rimediato. E ci sono anche nomi importanti: Matteo Richetti, responsabi­le comunicazi­one, risulta aver saldato circa 20 mila euro mancanti; ma c’è anche Yoram Gutgeld, l’inventore degli 80 euro, che ha sborsato 55 mila euro in una tranche. Nella lista dei 60 ci sono anche la giovane Giuditta Pini, voluta da Renzi al timone delle Feste de l’Unità, che ha colmato una voragine di 50 mila euro; lievemente inferiore, 43 mila euro, il debito saldato dalla deputata Simona Malpezzi, in linea con quanto restituito da Roger De Menech, ex segretario in Veneto. Più alto invece il debito saldato dal deputato abruzzese Tommaso Ginoble: 57 mila euro, circa 20 mila in più rispetto al senatore Raffaele Ranucci.

Nel libro dei debitori del Nazareno pesano molto anche i 17 tra deputati e senatori che hanno abbandonat­o il Pd per passare a Mdp: 450 mila euro. In cima alla lista c’è Pietro Grasso, presidente del Senato e candidato premier di Liberi e Uguali: 83.250 euro. Bonifazi aveva chiesto indietro il denaro a Grasso, che però ha risposto con una contro-lettera, motivando i motivi del suo diniego.

Una strada scelta anche da Ugo Sposetti, senatore che detiene le chiavi del tesoro immobiliar­e dell’ex Pci, che a fronte di un debito di 75 mila euro avrebbe risposto alla missiva del partito con un niet dai toni coloriti. Rispetto ai debiti accumulati dagli scissionis­ti di Mdp — ad eccezione di Bersani, Rossi ed Epifani, che hanno saldato tutto prima dell’addio — dal Pd annunciano che ricorreran­no anche alle vie legali. La prossima settimana è invece in programma un incontro con gli eletti in Scelta civica, che dopo essere entrati nel Pd non hanno contribuit­o: tra questi l’ex ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, che dovrebbe oltre 40 mila euro.

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