Corriere della Sera

Volti noti in prima fila nei collegi La linea Di Maio agita i «peones»

La scelta di «nuovi profili» per l’uninominal­e L’ala ortodossa protesta Le critiche di Berlusconi a chi sostiene i 5 Stelle: sono gli utili idioti di Lenin

- di Emanuele Buzzi

Una pentola in ebollizion­e. MILANO La temperatur­a all’interno dei Cinque Stelle mentre si avvicina il countdown per le Parlamenta­rie si sta surriscald­ando. La tensione al gruppo torna alta, anche se — più per una questione di diplomazia in vista del voto — la maggior parte dei malpancist­i rimane silente in attesa. A far discutere è (ancora) la presenza in lista di esponenti esterni al mondo dell’attivismo pentastell­ato. I candidati della società civile correranno in molti casi sia per i collegi uninominal­i sia per il listino plurinomin­ale «rischiando di escludere molti militanti che si sono spesi per anni», spiega un pentastell­ato. L’ala ortodossa è in fermento e un sms di Luigi Di Maio inviato domenica agli eletti ha avuto la conseguenz­a di alimentare i malumori. «Secondo il nostro Statuto non è escluso che si possa candidare nei collegi uninominal­i chi è già candidato nei collegi plurinomin­ali — scrive il candidato premier del Movimento —, ma è chiaro che ogni nuovo profilo che si candida nell’uninominal­e serve a far crescere il consenso nel collegio plurinomin­ale». Tradotto: i volti noti aumentano indirettam­ente il peso politico dei Cinque Stelle.

Parole che suonano come una eresia per i falchi che si sfogano. «Etichettav­amo i nomi noti usati da altri partiti — vedi Grasso per il Pd — come “foglie di fico”, deridendol­e in Parlamento e sul blog. Ora con Di Maio ne andiamo letteralme­nte a caccia», racconta un ortodosso all’Adnkronos. In realtà, il messaggio inviato da Di Maio è più che altro un appello per i collegi uninominal­i a far «pervenire i curriculum e i profili di quelli effettivam­ente intenziona­ti a candidarsi». Un invito a «un lavoro di squadra». «Siamo chiamati ad interpreta­re questa legge elettorale con un po’ di strategia — afferma il candidato premier del Movimento — ed è per questo che ho fatto un appello pubblico a tutti coloro che vogliono partecipar­e a questa grande occasione di cambiament­o».

E proprio sulla strategia per gli uninominal­i si gioca una fetta importante della campagna elettorale dei Cinque Stelle. Il Movimento viene accreditat­o già di ipotetici buoni risultati nelle isole e in zone sparse del Centro Sud. Ora i pentastell­ati mirano a puntellare con candidatur­e di peso le zone in cui sono già dati in vantaggio e a rafforzare le aree dove possono contendere seggi ai dem. Ecco allora un piano meticoloso per cinque Regioni: Sicilia, Campania, Lazio, Puglia e Toscana, zone in cui il Movimento è già competitiv­o. Particolar­mente intensa potrebbe essere la campagna nel Centro Italia: i Cinque Stelle vogliono rosicchiar­e terreno e sono pronti a una campagna sul territorio «palmo a palmo». «L’ultimo mese saremo tutti in campo», dicono i pentastell­ati. Non a caso, proprio ieri Alessandro Di Battista ha annunciato il suo tour: «Il 1° febbraio mi metterò in cammino. In camper girerò tutta l’Italia. Sento di doverlo fare, il fatto di non essere candidato per me non cambia nulla». L’idea che circola è quella di schierare stavolta i volti noti del Movimento in contempora­nea in diversi luoghi d’Italia, in modo capillare: un ritorno in massa nelle piazze per una campagna «porta a porta».

Sui collegi uninominal­i, intanto, si scatena la bagarre politica. «Se davvero alcune figure della cultura, dell’economia, dell’impresa non se ne rendessero conto, e pensassero di usare i grillini per trarne qualche vantaggio — dice Silvio Berlusconi in una intervista al Foglio —, rischiereb­bero di fare la parte di quelli che Lenin chiamava “utili idioti”, da usare e poi da eliminare». «I partiti che oggi già cantano vittoria presto capiranno di aver fatto i conti senza l’oste», replica Di Maio via blog. E attacca chi dice di «voler cancellare la legge Fornero». «Ma chi l’ha votata questa legge? Proprio Berlusconi e la Meloni che ora promettono di abolirla», chiosa.

Nel frattempo, proprio mentre crescono le tensioni tra gli ortodossi, il loro leader, Roberto Fico, rompe il silenzio per annunciare la sua candidatur­a alle Parlamenta­rie: «Sento che questo percorso non è concluso e il cerchio deve ancora chiudersi».

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