Corriere della Sera

Napoli e la madre coraggio di Arturo «Non temo le minacce, voglio giustizia»

Suo figlio 17enne picchiato da quattro ragazzini. «Più mi espongo e più lo proteggo»

- di Fulvio Bufi (PressPhoto)

Da via Foria ai vicoli del NAPOLI rione Sanità, dalle assemblee nelle scuole ai palazzi istituzion­ali della città: a Napoli c’è una donna che ha deciso di mettere la propria voce, il proprio impegno, perfino la propria storia di madre al servizio di un unico obiettivo: combattere la violenza che insanguina le strade. Quelle del centro storico come quelle della periferia o dei quartieri bene di Chiaia e del Vomero.

Si chiama Maria Luisa Iavarone, è docente di pedagogia all’Università Parthenope, e suo figlio Arturo è il diciassett­enne che una settimana prima di Natale fu accoltella­to in strada — senza motivo e con una ferocia da assassini — da un gruppetto di quattro ragazzini in cui forse il più grande era un suo coetaneo, mentre gli altri erano tutti più piccoli. Di quella piccola banda di teppisti per ora è stato arrestato un quindicenn­e, ma pare che in mezzo ci fosse addirittur­a un bambino di 12 anni.

Arturo l’altro giorno è stato dimesso dall’ospedale. Sul collo e sul torace ha ancora evidenti i segni di quella lama che lo ha trafitto. La mamma gli è stata accanto giorno e notte, ma già in quei momenti d’angoscia, quando la sopravvive­nza del ragazzo non era affatto certa, aveva trovato il coraggio di denunciare il comportame­nto di chi evitava di collaborar­e con le indagini della polizia. E oggi che certo la preoccupaz­ione è minore — sebbene il recupero di Arturo sarà ancora lungo e complesso — Maria Luisa Iavarone vuol farsi sentire con ancora più forza: «Voglio diventare un presidio di legalità, un punto di riferiment­o contro la violenza, il teppismo, la criminalit­à che infestano le nostre strade».

Ci sta riuscendo. Il questore, il prefetto, le più alte cariche amministra­tive della città e della Regione, pure il cardinale sono andati a incontrarl­a. «Ora aspetto di sentire che cosa avranno da dire, non a me ma ai ragazzi di Napoli, quei politici che si candideran­no alle prossime elezioni. Voglio capire quali proposte concrete avranno per dare più sicurezza a chi vive da persona per bene in questa città. Hanno una occasione: la sfruttino, se ne sono capaci».

Lei di candidarsi non ci pensa proprio. «Lo so che è stato detto, ma non è vero. Non mi interessa la politica, io quello che faccio lo faccio da madre, da napoletana e da cittadina. Basta questo».

Sa che si sta sovraespon­endo. «Lo faccio consapevol­mente. Più parlo di quello che è successo ad Arturo, e più lo proteggo per il futuro, tengo l’attenzione concentrat­a su di lui e sulla necessità che abbia giustizia per quello che ha subito. Ma in realtà aiuto anche quelli che lo hanno accoltella­to e chi è come loro. Perché in questa città ancora non c’è una rete di servizi che possa farsi carico di chi vive di violenza».

Respinge le polemiche sulle serie tv che ispirerebb­ero certi comportame­nti: «Non c’entra niente, è una questione fuorviante. Il problema è reale e concreto e io voglio battermi perché venga affrontato e risolto». E giura che continuerà anche se dovesse trovarsi da sola: «Nel mio quartiere c’è già chi mi dice di lasciar perdere, e a me sembra anche che si usi un velato tono di minaccia. Ma non mi interessa. Io voglio giustizia per Arturo e per chi potrà trovarsi in futuro al suo posto. E non smetterò mai di chiederla».

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Insegnante Maria Luisa Iavarone, la mamma del 17enne aggredito a Napoli

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