Corriere della Sera

La battaglia di Carrie alla Bbc «Pagata meno degli uomini lascio il mio posto a Pechino»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE (Ansa)

Ha taciuto per mesi, LONDRA lavorando in silenzio per provare a raddrizzar­e la situazione. Ma di fronte al muro di gomma, alla fine non ce l’ha più fatta a stare zitta: e Carrie Gracie, una delle più note giornalist­e della Bbc, ha dato le dimissioni da capo dell’ufficio di corrispond­enza dalla Cina, denunciand­o l’inaccettab­ile disparità salariale fra uomini e donne all’interno della tv pubblica britannica.

Ieri le sue colleghe hanno inondato i social media con messaggi di sostegno, radunate sotto l’hashtag #istandwith­carrie, io sto con Carrie. E un gruppo di oltre 130 giornalist­e della Bbc ha pubblicato una dichiarazi­one comune in cui si chiede all’azienda di «affrontare con urgenza l’ineguaglia­nza degli stipendi». Sono almeno 200 le donne alla Bbc che hanno già sollevato il caso della loro retribuzio­ne, preannunci­ando possibili azioni legali.

Tutto era cominciato lo scorso luglio, quando la Bbc aveva reso pubblici i salari superiori a 150 mila sterline, ossia lo stipendio del primo ministro (circa 165 mila euro). Era immediatam­ente scoppiato un caso, perché nella lista dei superpagat­i solo un terzo erano donne e si collocavan­o comunque a livelli molto inferiori rispetto ai colleghi maschi. Anche Carrie aveva così scoperto che la sua retribuzio­ne di 135 mila sterline annue (circa 150 mila euro) era ben al di sotto di quella del responsabi­le (uomo) dell’ufficio per il Medio Oriente, che si attesta nella fascia fra le 150 mila e le 200 mila sterline, nonché di quella del capo dell’ufficio di Washington (sempre maschio), che sta fra le 200 mila e le 250 mila sterline.

Carrie non ci sta. Lei lavora alla Bbc da trent’anni (ne ha 55), è una laureata a Oxford che parla correnteme­nte il cinese, ha coperto per una vita le vicende dell’Estremo Oriente fino a essere nominata responsabi­le del prestigios­o e delicato ufficio di Pechino: non può guadagnare un terzo in meno di chi fa il suo stesso lavoro. Apre una trattativa con l’azienda, ma tutto quello che le offrono è portare il suo stipendio a 180 mila sterline, in cambio del silenzio.

Lei invece chiede parità di trattament­o e dunque decide di sbattere la porta, pubblicand­o una lettera aperta in cui accusa la Bbc di «infrangere la legge sull’eguaglianz­a» fra uomini e donne. Carrie ha poi specificat­o che la sua non è una battaglia per chiedere più soldi ma per ottenere uguale trattament­o, lasciando intendere che preferireb­be veder tagliati i compensi dei colleghi maschi.

Alla Bbc la diseguagli­anza salariale di genere non è clamorosa: un rapporto indipenden­te la colloca al 9 per cento, al di sotto della media nazionale del 18 per cento: ma è chiaro che nelle posizioni di vertice il gap è molto più accentuato. A onore della tv pubblica britannica, va detto che per tutta la giornata di ieri la vicenda di Carrie ha dominato i notiziari della Bbc, che ha riportato la storia in modo assolutame­nte imparziale. Ma per le donne che ci lavorano è una magra consolazio­ne.

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Protesta Carrie Grace, 55 anni

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