«La sfida oggi è saper raccontare La sfilata? I tempi sono cambiati»
Il nuovo corso di Corneliani e il ritorno a Firenze dopo sette anni Gaudioso: l’abito è in crisi, abbiamo fuso formale e sportswear
«Nel 2018 non basta più essere bravi a fare bei vestiti. È indispensabile, ma non basta più. Oggi devi essere bravo a fare ea raccontare». Chiedendo a Stefano Gaudioso, general merchandising manager di Corneliani — dopo Zegna e Pal Zileri — come è stato ripensato il glorioso marchio mantovano ora che al comando ci sono l’ad Paolo Roviera e Gaudioso, e se si domanda perché dalle sfilate milanesi di una volta sono passati a una presenza forte a Pitti (il marchio mancava da sette anni alla rassegna fiorentina), il punto di partenza è chiarissimo: «Per chi produce abiti c’è una sfida che sarebbe puerile negare: l’abito maschile, proprio inteso come capo, attraversa un vero momento di crisi perché sono cambiate le abitudini maschili, cambiati i posti di lavoro, cambiati i codici anche della vita sociale. Non è più un’uniforme obbligatoria. Ora: noi facciamo abiti, molto belli. E un uomo con un bell’abito sta bene davvero. C’è in giro tanto streetwear, tanto activewear, tanta roba: ma con l’abito sei figo. Punto. Detto questo, con altrettanta franchezza è chiaro che un’azienda deve guardare a un mondo che cambia al di là del proprio heritage. E pensare a una cosa: al netto che chi è bravo deve produrre cose belle, quali sono le cose, abito a parte, che un uomo non ha ancora nell’armadio?».
La risposta di Corneliani che verrà presentata da oggi a Pitti è che «formale e sportswear si fondono. Eleganza più mondo tecnico, quello dello sci per esempio. E allora ecco anche i parka (nella linea giovane CC Collection, ndr). Ecco che, se si parla di abiti, l’archivio che abbiamo è stato ridisegnato. Disegni superclassici ripensati con tessuti diversi, più moderni, più leggeri, ma sempre con quel taglio e quell’eleganza. I clienti Corneliani sanno che la nostra è una promessa di qualità».
Perché una presentazione invece di una sfilata? «Cambiano le abitudini del pubblico maschile ma cambia anche il modo di presentare. Noi produciamo a Mantova, a Milano c’è il grande showroom di Palazzo Durini, a Milano vediamo i clienti, i giornalisti, ma Pitti è oggi una piattaforma interessantissima perché inclusiva. Saremo nella Sala delle Grotte con Corneliani e nella Sala Ottagonale con CC Collection. Abbiamo chiamato Marco Costanzi (l’architetto che ha aggiornato Palazzo della Civiltà Italiana a Roma per l’ingresso di Fendi, ndr): ha creato per noi una casa».