Finmeccanica, assoluzione per Orsi
A 5 anni dagli arresti prosciolto anche Spagnolini: non ci fu tangente sugli elicotteri in India
Il conto bancario della società indiana Krisnhnom in comune tra l’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica (maresciallo Sashi Tyagi) e i suoi tre cugini; il fatto che un’altra società dei cugini (dei quali in un report aziendale un direttore commerciale di Finmeccanica scriveva che «la famiglia Tyagi ci supporta come lobby ad alto livello e opinion maker») avesse ricevuto denaro da società di un agente mediatore (Guido Haschke) di Finmeccanica; o l’iter dell’aggiunta della parola «almeno due motori» al requisito di gara per gli elicotteri che AgustaWestland produceva con tre motori: nemmeno la trasfusione di sangue probatorio arrivato dall’India, sotto forma di documenti tardivamente riversati dal nuovo governo di New Delhi costituitosi parte civile, riesce a rianimare il processo-bis d’Appello sulle contestate tangenti nel 2012 attorno alla fornitura nel 2010 di 12 elicotteri AgustaWestland (Finmeccanica-Leonardo) del valore di 556 milioni.
Il risultato ieri a Milano è che nel nuovo processo d’Appello - ordinato appunto dalla Cassazione nel 2016 quando annullò le condanne a 4 anni nel primo Appello dell’ex amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, e dell’ex ad di AgustaWestland, Bruno Spagnolini, in relazione ai pagamenti di 10,5 milioni tramite gli intermediari Haschke e Mitchell - i giudici di secondo grado Marcelli-Gamacchio-Nova assolvono Orsi e Spagnolini «perché non c’è prova sufficiente che i fatti siano sussistenti»: una sorta di ibrido tra due delle tre formule (fatto non sussiste o prova non sufficiente) riassunte – da quando non esiste più la vecchia insufficienza di prove - nel più abituale richiamo al II comma dell’art.530 sulle assoluzioni.
E’ il quarto pendolo di una altalena iniziata in Tribunale a Busto Arsizio allorché nel 2014 gli imputati (arrestati nel 2013) furono condannati a 2 anni per «false fatturazioni» ma assolti dalla «corruzione internazionale»: verdetto che però l’Appello a Milano nel 2016 ribaltò in condanna, a sua volta annullata a fine 2016 dalla Cassazione al pari della confisca di 7,5 milioni e del risarcimento di 300.000 euro all’Agenzia delle Entrate. E nel pallottoliere vanno contati pure i patteggiamenti (a questo punto vagamente surreali) di Haschke a 22 mesi, e nel 2014 di AgustaWestland Spa alla confisca di 7,5 milioni come profitto di corruzione, e di 380.000 euro come sanzione per l’illecito amministrativo. A maggior ragione, dunque, l’assoluzione ottenuta dai difensori di Orsi e Spagnolini (che in aula mormora: «Con tutto il danno che è stato fatto all’azienda, il danno fatto a noi conta meno») arride alla professoressa Novella Galantini, all’avvocato Massimo Bassi e al professore Ennio Amodio, per il quale «si chiude una vicenda che sin dall’inizio doveva essere chiara anche agli investigatori: non esiste alcun accordo corruttivo, non vi è prova alcuna che il denaro sia pervenuto al maresciallo Tyagi, non si è mai dimostrato che i funzionari indiani abbiano in qualche modo interferito nella gara. Si riafferma che la fornitura fu un successo dell’industria elicotterista italiana, che offrì all’India una delle sue macchine di maggiore efficienza». In India, dopo il cambio di equilibri politici, pende un’inchiesta per corruzione nel cui ambito è stato prima arrestato e poi rilasciato il maresciallo Tyagi. E il contratto? Disdetto nel 2013 dagli indiani, la cancellazione è stata impugnata dagli italiani in un arbitrato tuttora in corso.