Sindacato e Confindustria: l’accordo sui contratti sotto la lente delle categorie
La campagna elettorale aiuta. Nel programma del Pd si parla di salario minimo per legge. Ma Confindustria e sindacati non hanno voglia di farsi sfilare una delle loro principali ragion d’essere: la definizione delle retribuzioni minime nei contratti. D’altra parte se a palazzo Chigi arrivasse il M5S il clima non sarebbe migliore, anzi. Meglio sarebbe quindi — dal punto di vista di viale Dell’Astronomia e Cgil, Cisl e Uil — marcare adesso il territorio.
Un testo sta prendendo forma. Oggi Cgil e Uil lo presenteranno alle categorie. L’11 la Cisl farà la stessa cosa. Insomma, in queste ore si capirà se l’intesa ha gambe per camminare. Il vaglio delle categorie è un passaggio importante perché un’eventuale accordo dovrebbe tenere insieme i due riti della contrattazione — quello metalmeccanico e quello chimico — come hanno preso forma con l’ultima tornata dei rinnovi contrattali. Volutamente l’ultimo testo evita di specificare alcune questioni, lasciando totale libertà d’azione alle categorie stesse. In particolare: libertà di pagare l’inflazione ex ante (come i chimici) o ex post (come i meccanici). Libertà anche di definire ciascuno a propria misura la durata del contratto. La bozza di intesa, però, vincola alla definizione di un «trattamento economico minimo» calcolato applicando gli aumenti dell’indice Ipca (depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici) ai minimi contrattuali. Più un «trattamento economico complessivo» in cui si ricomprendano gli elementi aggiuntivi della retribuzione comuni a tutti i lavoratori (welfare compreso).
Resta ancora questo il passaggio più delicato visto che i chimici vogliono continuare ad applicare gli aumenti su una retribuzione base superiore al minimo. Anche se il nuovo testo lascia un maggiore margine d’azione maggiore in questo senso alle categorie.
La bozza mette nero su bianco, poi, che la nuova contrattazione dovrà essere «in coerenza che le riforme strategiche giudicate importanti per le imprese». Una rinuncia a porre limiti al jobs act attraverso la contrattazione.
Ultimo ma molto importante: allo stato dell’arte, a parte un impegno a «favorire il decentramento virtuoso della contrattazione collettiva» il testo non introduce maggiori incentivi o impegni alla contrattazione aziendale.
Salario minimo Nella bozza d’intesa la distinzione tra salario minimo e retribuzione complessiva