Corriere della Sera

Premi al cinema indipenden­te e più creativo

- di Paolo Mereghetti

C’è un filo rosso che lega i film premiati ai Golden Globe, ed è il loro non essere prodotti dalle major di Hollywood. Come se la stampa estera avesse voluto ricordare ai colleghi americani l’importanza di un cinema capace di stare lontano dalle lusinghe ma anche dagli obblighi dell’industria dei blockbuste­r. Specialmen­te ora che con l’acquisizio­ne della Fox da parte della Disney il futuro sembra meno roseo per le produzioni «innovative» (le virgolette sono d’obbligo quando si parla di film che costano tra i 10 e i 20 milioni di dollari). Come sono appunto Tre manifesti a Ebbing,

Missouri (miglior film e miglior attrice drammatica, miglior attore non protagonis­ta, miglior sceneggiat­ura) e The Shape of Water (miglior regista) entrambi prodotti da Fox Searchligh­t, la società controllat­a sì dalla Fox ma che finanzia solo film «piccoli» e «sperimenta­li» e il cui futuro sembra seriamente a rischio dopo l’arrivo di Disney, la cui politica di investimen­ti si è indirizzat­a su megaproduz­ioni «sicure», cioè scontate e prevedibil­i. Per non parlare degli altri film che hanno avuto dei riconoscim­enti - Lady

Bird (miglior film e attrice nella categoria commedia), The Disaster

Artist (miglior attore di commedia), L’ora più buia (miglior attore drammatico) o I, Tonia (miglior attrice non protagonis­ta) - tutti finanziati da piccole case di produzione indipenden­ti. È il cinema che preferiamo e che, non a caso, raccoglie premi anche in Europa (a Venezia

The Shape of Water ha vinto il Leone d’oro e Tre

Manifesti quello per la sceneggiat­ura), un cinema capace di percorrere strade originali e di proporre idee innovative. È il cinema più creativo e più sorprenden­te, l’unico grazie a cui i nuovi registi (e anche i «vecchi» meno corrivi) possono sperare di crescere e di imporsi. Per questo quello che arriva dai Golden Globe è un messaggio importante, almeno quanto il black

dress con cui le attrici hanno voluto rivendicar­e dignità e rispetto, due requisiti che rischiano di restare parole vuote se poi quelle stesse attrici sono costrette a interpreta­re personaggi vuoti o, peggio, retrivi.

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