Corriere della Sera

Cancellare i buchi neri L’ultimo step per riportare il titolo in rosso L’

- Daniele Sparisci

inverno del nostro scontento è quasi alle spalle. Ancora pochi giorni e Sebastian Vettel uscirà dal suo buen retiro in Svizzera per rompere il ghiaccio a Maranello e riaccender­e la fiaccola nella marcia verso il Mondiale. Ad attenderlo i riti di iniziazion­e della monoposto 2018. Nome in codice 669, quello definitivo sarà annunciato il 22 febbraio. Il biondino di Heppenheim si calerà per la prima volta nell’abitacolo per il calco del sedile. Dopo aver lasciato l’impronta sulla sottilissi­ma lastra di carbonio, s’immergerà nelle riunioni tecniche con il d.t. Mattia Binotto e i suoi. Poi passerà al volante del «ragno» per scoprire di che stoffa è la nuova Rossa. Al simulatore studierà soluzioni e proverà assetti, ma per il battesimo vero dovrà aspettare il 25 febbraio: 24 ore prima dell’inizio dei test di Barcellona la Ferrari muoverà i primi passi in un «filming day» al Montmelò. Da lì in avanti il viaggio verso Melbourne, un mese dopo, sarà frenetico e intenso.

Raccontano che il letargo della F1 abbia rigenerato Sebastian, liberandol­o delle scorie di una stagione finita troppo in fretta fra perché, se e però. «Orso» sui social, l’esatto opposto del rivale Lewis Hamilton, ha detto di preferire le strette di mano ai selfie. Ed è stato sempre di parola: rimane uno dei pochissimi piloti (e sportivi) assenti da Facebook, Twitter, etc. Persino Kimi Raikkonen si è lanciato su Instagram. Nel suo black out mediatico Seb ha trascorso la maggiore del tempo in casa, in famiglia. Gelosissim­o della privacy — non ha mai voluto che si sapessero i nomi delle sue due figlie — ha portato a spasso l’amato terrier, ha camminato sulle Alpi, si è goduto la collezione di moto d’epoca. Cose normali da ragazzo della porta accanto, ma con un lavoro e una missione da supereroe: riportare sulla via Emilia lo scettro che manca da undici lunghissim­i anni.

A Michael Schumacher ne sono serviti cinque per riscrivere la storia del Cavallino, lui a 30 anni si accontente­rebbe di avere la metà del successo. E di riscoprire, amplificat­e, le emozioni dell’era Red Bull, quella del poker in sequenza. La quarta stagione alla Ferrari è un esame di maturità sotto ogni punto di vista: ci arriva con un contratto appena rinnovato dopo aver sfiorato l’idea di cambiare aria. Deve confermars­i ripartendo da un’asticella già molto alta — cinque vittorie la scorsa stagione— e far dimenticar­e i buchi neri che lo hanno inghiottit­o in alcune fasi cruciali del campionato: la «ruotata» di Baku, l’autoscontr­o di Singapore, l’inutile foga alla prima curva del Gp del Messico mentre già scorrevano i titoli di coda. Punti persi (e altri si sono smarriti a causa delle grane meccaniche), regali di Natale anticipati che Lewis Hamilton ha scartato in un amen.

A Sebastian hanno ripetuto che i Mondiali non si vincono alla prima curva. E lui — assicura il presidente Sergio Marchionne — ha imparato la lezione. Passaporto tedesco e animo latino, così lo descrive il big boss dopo avergli promesso un’altra macchina da vertice. Contro la corazzata Mercedes e il quadri-campione Hamilton non serviranno solo enormi risorse tecniche ma anche tanta lucidità mentale. L’alba di Sebastian «Il Freddo» può sorgere.

Il battesimo Il 25 febbraio proverà la Ferrari: Marchionne ha promesso un’altra auto da vertice

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