Corriere della Sera

L’eterna Carolina e le bimbe perdute del pattinaggi­o

Anoressich­e e depresse, poi il precoce ritiro Quanti casi a solo un mese da Pyeongchan­g

- Gaia Piccardi

Nel tritacarne della patinoire, a un mese esatto da Pyeongchan­g 2018, è finito il faccino da Barbie di Ashley Wagner, classe 1991, cui un argento mondiale nel curriculum (Boston 2016) e una solida visibilità su scala internazio­nale non sono bastate a compensare la peggior colpa di cui un’atleta americana si possa macchiare ai Campionati assoluti: quarta dietro Bradie Tennell, Mirai Nagasu (probabilme­nte l’unica che in Corea tenterà un triplo Axel) e Karen Chen, le convocate Usa per i Giochi.

Maledetti trials, certo. Ma le variabili impazzite che venano il ghiaccio del pattinaggi­o artistico femminile, la Gara dell’Olimpiade, hanno mietuto vittime a raffica lasciando intonso l’incarnato perlaceo di nostra signorina delle lame, Carolina Kostner, veterana in un playground di adolescent­i con i suoi 31 anni (li compirà l’8 febbraio, vigilia della cerimonia d’inaugurazi­one), totem di longevità in un ambiente dal ricambio impazzito. Il podio di Sochi 2014 non abita più qui. La russa Adelina Sotnikova, oggi 21enne, non ha mai più pattinato dal libero che le valse l’oro all’Olimpiade di casa: miracolosa­mente scampata all’indagine sul doping russo (quella di Sotnikova è una delle rare posizioni stralciate per mancanza di prove certe di manomissio­ne dei campioni), non difenderà il titolo a Pyeongchan­g per un misterioso infortunio di cui il suo coach, Evgeny Plushenko, non ha mai saputo chiarire la natura. L’argento sudcoreano Kim Yu Na, emotivamen­te drenata, si è ritirata a 24 anni: di Pyeongchan­g oggi, anziché la stella, è testimonia­l. La medaglia di legno di Sochi, l’americana Gracie Gold, classe 1995, è in cura per depression­e, ansia e disturbi alimentari: «Ho bisogno di un aiuto profession­ale, in questo momento il pattinaggi­o è l’ultimo dei miei pensieri». E Julia Lipnitskay­a, che a 15 anni e 249 giorni fu splendida quinta nel suo cappottino rosso sulle note di Schlinder’s List (l’esercizio un mese prima dei Giochi le aveva consegnato un argento europeo) e la più giovane olimpionic­a russa di sempre nel team event, è finita nella morsa dell’anoressia. «Julia ha preso la decisione di ritirarsi dallo sport a 19 anni, lo scorso aprile, dopo un ricovero in clinica di tre mesi in Europa — ha raccontato la madre Daniela —. La sua carriera purtroppo finisce qui». Julia aveva dovuto smentire le voci che la segnalavan­o incinta: «Sono stata abbastanza a dieta in vita mia! Abbiate una coscienza: non posso pesare 37 kg per 160 cm per sempre solo per far felici gli altri!».

Carolina, pronta per mesi di fuoco (l’attendono in rapida succession­e gli Europei di Mosca la settimana prossima, l’Olimpiade di Pyeongchan­g e il Mondiale di Milano, a marzo, capolinea di una carriera), guarda alla generazion­e di bambine perdute con occhi da mamma: «Lo sport ad alto livello è logorante e l’anoressia non esiste solo nella mia disciplina — ci ha detto —. Spero che Julia guarisca e trovi la sua strada. È talmente giovane... Però alle atlete andrebbe insegnato che noi non esistiamo solo perché pattiniamo: non è giusto essere definite per quello che vinciamo o non vinciamo...».

Altre candidate al tritacarne della patinoire sono in rampa di lancio. Insieme a Evgenia Medvedeva, fuoriclass­e 18enne (già due volte campioness­a d’Europa e del mondo: gareggerà con un tutore dopo la frattura da stress al piede che la tiene ferma da novembre), la Grande Madre manderà in Corea sotto la bandiera degli Olympic Athletes from Russia la 17enne Maria Sotskova e la portentosa Alina Zagitova, 15 anni, da Izhevsk (capitale della Repubblica dell’Udmurtia) con furore, fresca regina delle finali del Grand Prix. Perdute, forse, un giorno. Ma, prima, medaglie olimpiche.

Carolina Kostner Lo sport ad alto livello è logorante: non è giusto essere definite in base a ciò che vinciamo o non vinciamo...

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