Quel vertice di gennaio in cui si decise la procedura d’urgenza
La prima indiscrezione sulla riforma delle Popolari compare in un dispaccio dell’agenzia Ansa il 3 gennaio 2015 quando si parla di un progetto «per trasformare le Popolari in Spa, da realizzare in primavera». Da quel momento si rincorrono le voci sul provvedimento del governo, ma nessuno parla esplicitamente di decreto legge. Anzi, la discussione riguarda la possibilità di procedere con un disegno di legge proprio per evitare possibili speculazioni.
L’8 gennaio viene convocato un vertice al quale partecipano il premier Matteo Renzi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e il vicedirettore Vittorio Panetta. «Si decide che l’intervento che elimina il voto “capitario” per le Popolari deve essere fatto con procedura d’urgenza e che sarebbe stato portato alla riunione di governo del 20 gennaio. In realtà il 16 gennaio, quando la Borsa è ormai chiusa, è proprio Renzi ad annunciare che nell’Investment
compact che sarà esaminato dal governo ci sarà anche la riforma delle Popolari, pur senza scendere pubblicamente nei dettagli. Le polemiche esplodono nemmeno un mese dopo, quando Vegas denuncia in Parlamento «anomalie» sugli investimenti e invia gli atti alla Procura di Roma.
Il 14 dicembre scorso, in audizione di fronte alla Commissione banche Vegas risponde a una domanda di Renato Brunetta (FI) e dichiara: «Dall’istruttoria della Consob sui movimenti in Borsa delle banche popolari è emerso che ci furono dei colloqui principalmente dell’ingegner De Benedetti con il dottor Panetta della Banca d’Italia e con l’allora premier Matteo Renzi alcuni giorni prima dell’approvazione del decreto». Si decide di chiedere alla Procura di Roma tutto il fascicolo processuale proprio per verificare che cosa sia emerso nel corso degli accertamenti. E così viene fuori il testo della telefonata di De Benedetti che indica Renzi come autore della «soffiata».