Contenziosi in aumento se torna l’articolo 18 Ma il centrodestra vuole solo correzioni
Cancellare o modificare il Jobs act e il contratto a tutele crescenti potrebbe rimettere in piedi l’articolo 18, che tutela il dipendente dal licenziamento. Sia pure nella versione soft, quella riscritta dal governo Monti nel 2012. Il reintegro nel posto di lavoro non sarebbe più limitato ai licenziamenti discriminatori, per motivi politici o religiosi. Ma tornerebbe possibile anche in altri casi: ad esempio se il lavoratore dimostra in tribunale che il fatto contestato dall’azienda non è accaduto. L’indennizzo in caso di licenziamento, da 4 a 24 mesi di stipendio, lascerebbe il posto a un aumento delle cause. La cancellazione del Jobs act eliminerebbe anche gli incentivi alle imprese per sostenere le assunzioni, costati finora oltre 18 miliardi di euro. Al di là degli slogan, però, nei piani del centrodestra non c’è la cancellazione del Jobs act ma la sua correzione. Berlusconi ha detto di voler azzerare tasse e contributi, per sei anni, alle aziende che assumono giovani disoccupati. Quanto al fantomatico ritorno dell’articolo 18, lo stesso Berlusconi cercò nel 2002 di cancellarlo. Senza riuscirci.
Il lavoro precario non è una buona soluzione Silvio Berlusconi