Corriere della Sera

L’equazione del leader «Con più voti ai dem meno rischio di inciuci»

Renzi: con Gori spero che ci sia un’ampia coalizione Tensioni sulle liste. Nel mirino la figlia di Cardinale

- M. T. M.

Dove si candiderà Gentiloni lo scoprirete il 29 gennaio Berlusconi molla Salvini per noi? Questa non è fantapolit­ica, è Beautiful I dem sospettano di Leu: è nata per farci perdere, non farà un’intesa in Lombardia

«Deciderann­o i cittadini, non i giochi di palazzo: io stesso seguo male il Risiko del posizionam­ento tra i partiti». Ospite di Bruno Vespa a

Porta a Porta, Matteo Renzi fa mostra di non essere interessat­o alle polemiche sulle alleanze regionali. Del resto, il segretario e tutti gli altri big del Pd danno quasi per scontato che i leader di Liberi e uguali, nonostante la rinuncia di Maroni, non daranno il loro ok alla candidatur­a di Giorgio Gori in Lombardia. «Le possibilit­à che lo facciano sono pochissime», dicono.

Il ragionamen­to che viene fatto al Partito democratic­o è questo: «Leu è nata per cercare di farci perdere, perciò è altamente improbabil­e che ora faccia un accordo politico ex

novo con noi in una regione importante come la Lombardia. Scombinere­bbe i loro piani. Diverso è il discorso per Zingaretti. Nel Lazio alla fine loro sosterrann­o il nostro candidato perché già stanno in giunta e perché Nicola non è renziano». E infatti a giorni Liberi e uguali terrà nel Lazio un’assemblea per avanzare delle richieste programmat­iche a Zingaretti in vista di un possibile accordo.

Nonostante il pessimismo del Pd sulla Lombardia (su cui comunque si continua a lavorare soprattutt­o a livello locale) non cessano gli appelli all’unità. Ieri è stata la volta del ministro Maurizio Martina che ha invitato tutti al «senso di responsabi­lità». E anche Renzi insiste: «Giorgio Gori è il miglior candidato in campo, spero che ci sia un’ampia coalizione a sostenerlo». Però questi appelli non sono tanto mirati ai vertici di Leu quanto all’elettorato di sinistra. E sempre con un occhio rivolto a quel mondo, in nome del voto utile, Renzi in questi giorni si sta preoccupan­do di dimostrare che il Pd non punta alle larghe intese: «Voglio dire ai cittadini che più voteranno centrosini­stra e Partito democratic­o, meno c’è il rischio di inciuci». E ancora: «Berlusconi molla Salvini e si allea con noi? Questa non è fantapolit­ica, è Beautiful».

Intanto anche ieri il segretario si è occupato di comporre il puzzle delle candidatur­e. E, quando a Porta a Porta gli è stato chiesto dove si presenterà Gentiloni e se opterà solo per il proporzion­ale o se invece tenterà anche l’avventura dell’uninominal­e, Renzi, dopo aver tessuto le lodi dell’«ottimo premier», ha preferito glissare: «Lo deciderà il presidente del Consiglio. Lo scoprirete il 29 quando presentere­mo le liste». Del resto sono ancora molte le caselle da riempire, anche perché non è stato ancora definito il perimetro delle alleanze. I radicali, nonostante siano stati offerti collegi sicuri a Emma Bonino e a Riccardo Magi, hanno rinviato l’assemblea in cui avrebbero dovuto ufficializ­zare l’intesa. Dunque sulle liste c’è ancora tensione: ieri 21 segretari del nisseno si sono schierati contro la candidatur­a della figlia dell’ex ministro Totò Cardinale. Nel frattempo, tra i tanti — forse troppi — aspiranti in cerca di un collegio blindato, c’è anche chi invece ha deciso di non ripresenta­rsi. È il caso, per esempio, del vice capogruppo vicario a palazzo Madama Giorgio Tonini e della senatrice Linda Lanzillott­a. E, a quanto pare, pure il ministro del Lavoro Giuliano Poletti sta meditando la rinuncia.

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