Corriere della Sera

Sara, morta in casa del compagno «Lui era violento, litigavano spesso»

Novara, i segni sul corpo. Il 46enne sentito per ore. La sindaca: «Lei aveva sempre la peggio»

- DAL NOSTRO INVIATO Riccardo Bruno © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La casa dove Sara Pasqual ha trascorso gli ultimi anni della sua vita travagliat­a e dove è stata trovata morta ieri mattina è un palazzotto squadrato e freddo, senza lampade all’ingresso e con i fili elettrici penzolanti. Accanto al portoncino, un secchio bianco di plastica stracolmo di bottiglie di vino e di birra con il collo capovolto.

Sara, 45 anni, originaria del Biellese, una figlia ventenne, era andata a convivere con Gabriele Lucherini, un anno più grande, in quella casa di Sozzago, a ridosso di Novara, dove lui era rimasto solo quando la moglie era andata via con i due figli. Sara e Gabriele, come mille alte volte, martedì sera avrebbero litigato e dormito in stanze separate. Ieri mattina lui l’avrebbe trovata priva di sensi nella sala al pian terreno. La donna aveva ecchimosi e tumefazion­i estese, come hanno appurato i carabinier­i della stazione di Trecate e del Reparto operativo di Novara guidati dal colonnello Sandro Colongo.

Lucherini è stato portato in caserma e sentito per ore come persona informata dei fatti. Nel suo racconto ci sono molti punti da chiarire. A partire dalla prima telefonata che avrebbe fatto dopo aver scoperto il corpo della compagna. Non ha chiamato l’ambulanza, ma i genitori che vivono nel paese vicino. Solo dopo che loro sono arrivati, è stato allertato il 118 e quindi i carabinier­i.

Lucherini ha negato di averla picchiata, e il medico legale si è riservato di chiarire l’origine di quegli ematomi, trovati in diverse parti del corpo. La pista dell’omicidio resta quella privilegia­ta, ma gli inquirenti si muovono con cautela e hanno sentito a lungo altre persone, soprattutt­o nella «cerchia familiare».

«Siamo in una fase ancora delicata dell’indagine, stiamo valutando con attenzione il contesto anche raccoglien­do altre testimonia­nze» ha precisato nel pomeriggio il procurator­e di Novara, Marilinda Mineccia, che coordina l’inchiesta affidata al pm Mario Andrigo. La Procura ha smentito che nei confronti di Lucherini ci fossero «denunce da parte della vittima». Ne risulta solo una, risalente all’estate scorsa, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, perché aveva reagito male nei confronti di una pattuglia di vigili urbani intervenut­i dopo un incidente.

Sicurament­e i rapporti nella coppia erano tormentati, scontri continui e litigi come hanno testimonia­to i conoscenti. E poi quella presenza costante dell’alcol da cui non riuscivano a liberarsi. Il vicino, che abita nella villetta accanto, un giorno trovò Lucherini disteso immobile in cortile. Chiamò subito il 118, era completame­nte sbronzo. «Quando bevevano, finivano sempre per litigare. E ovviamente, ad avere la peggio era sempre lei» ricorda la sindaca Carla Zucco.

Quella casa a due piani e il piccolo fazzoletto di verde davanti, con tre palme che spiccano nella nebbia della campagna novarese, era tutto il loro mondo. Nessuno dei due lavorava, qualche passeggiat­a in paese oppure, raccontano, al centro commercial­e «da dove tornavano con le buste piene più di bottiglie che di altro». Una vita aspra e precaria, con un esito tragico, su cui ci sono molti sospetti ma ancora alcuni dubbi che spetterà agli inquirenti dissipare nelle prossime ore.

Nell’edificio, fasciato dal nastro dei carabinier­i, per tutta la giornata è rimasto solo il cane della coppia. Alle cinque del pomeriggio sono arrivati alcuni parenti a portarlo via. Tra le persiane chiuse, filtra solo la luce della lampada nella stanza dove è stato trovato il corpo. Nessuno l’ha spenta. Ed è un raggio sinistro sapendo che dentro non c’è più vita.

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