Corriere della Sera

Bologna, casa distrutta dal fuoco Il pm: colpa dell’hoverboard

- di Andreina Baccaro

È partito tutto da un gioco: l’incendio che nell’ottobre scorso ha distrutto un appartamen­to nel centro di Bologna e causato ustioni alle mani al proprietar­io di casa, è divampato da un hoverboard sotto carica. A puntare il dito contro lo skateboard elettrico divenuto oggetto di culto tra i teenager di tutto il globo, è una consulenza affidata dalla Procura di Bologna.

In seguito al rogo, infatti, il pm Nicola Scalabrini ha aperto un fascicolo per incendio colposo, che vede indagati i legali rappresent­anti della società X-Joy srl, produttric­e del marchio Twodots, con sede nel Varesotto, e di Unieuro, dove il prodotto era stato comprato.

Casi di hoverboard esplosi ci sono stati negli Usa e nel Regno Unito, tanto da indurre Amazon a sospendere le vendite per alcuni mesi tra il 2015 e il 2016 e molte compagnie aeree a bandirlo dai voli. Ma quello di Bologna è il primo caso in Italia. Per il pm la causa sarebbe imputabile a un difetto delle batterie al litio o del caricabatt­erie. Fatto sta che l’incendio poteva avere conseguenz­e ben più gravi, visto che l’hoverboard, messo in carica per la prima volta quel pomeriggio dell’11 ottobre, doveva essere il regalo di compleanno del figlio di 10 anni dei coniugi proprietar­i di casa, che da tre mesi hanno perso il loro appartamen­to e non sanno quando potranno rientrare.

Le conclusion­i della Procura potrebbero aprire la strada a un risarcimen­to a molti zeri, sia da parte dell’azienda produttric­e che di Unieuro. L’avvocato Federico Bonzi, che assiste la X-Joy srl, annuncia battaglia: «I nostri consulenti depositera­nno delle osservazio­ni per chiarire che non è ancora certo che il rogo sia partito dall’hoverboard».

L’avvocato di Unieuro Simone Sabattini osserva: «Il rischio che le batterie al litio esplodano è noto. Di quel marchio Unieuro ha venduto quasi 50.000 pezzi nel 2017, se quell’esemplare era difettoso risarcirem­o in sede civile come stabilisce la legge, ma sul piano penale le accuse sono insussiste­nti».

L’inchiesta L’accusa: il dispositiv­o in carica si è incendiato Il costruttor­e: l’origine del rogo non è certa

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