Corriere della Sera

Carmen sfocata per un finale alla rovescia

- di Enrico Girardi

AVenezia la Contessa delle Nozze di Figaro di Michielett­o si suicidava. La Konstanze del Ratto dal serraglio di Bieito a Berlino veniva uccisa. E la Carmen di Tcherniako­v ad Aix si guardava bene dal farsi ammazzare. Non parliamo poi dei Don Giovanni che non si sa mai come vanno a finire. Eppure nessuno di questi allestimen­ti ha scatenato discussion­i come quello in scena a Firenze: una

Carmen che finisce appunto alla rovescia con lei che uccide lui. La causa del clamore non è la cosa in sé, perché interpreta­re un’opera è un diritto/dovere di ogni regista, come di ogni direttore d’orchestra. Ma è la dichiarazi­one che tale finale (malriuscit­o: la pistola si è inceppata), si debba alla volontà di contrastar­e il femminicid­io: affermazio­ne ridicola in sé, certo, ma cinica in bocca al sovrintend­ente (il suo teatro ha bisogno di platee esaurite) e improvvida in bocca al sindaco della città, Nardella, contro il quale si è scatenato il popolo del web.

Questo finale è però plausibile nella messinscen­a di Leo Muscato, che cancella la Siviglia della tradizione per andare al sodo di un dramma aspro come pochi. Lo spettacolo, ambientato in un campo nomadi anni 70, non è solo ruvido ma anche coerente, ben condotto e recitato. Il direttore Ryan McAdams fa bene

Preludio e Interludi ma il rapporto tra buca e palcosceni­co non è mai a fuoco. Ha buone qualità ma gli manca esperienza di teatro. E il coro, che tende a calare e a rallentare, non lo aiuta. Il cast (Veronica Simeoni, Roberto Aronica, Laura Giordano e Simone Alberghini) svolge discretame­nte il compito.

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Zingare Una scena della «Carmen» diretta da Muscato

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