«Fiocco di neve» Bimbo cinese sfida il gelo per andare a scuola
NELLA CINA POVERA
I compagni di classe PECHINO lo hanno chiamato in coro «Fiocco di neve» e hanno riso di lui quando è arrivato con i capelli pieni di ghiaccio e le sopracciglia bianche. Quella di Wang Manfu, dieci anni, scolaro di una zona rurale dello Yunnan è una storia che fa riflettere sulla Cina a due velocità: superpotenza economica che corre alla conquista dei mercati mondiali e crea miliardari al ritmo di uno ogni tre giorni, ma ancora alle prese con sacche enormi di povertà.
Il bambino è entrato in aula coperto di gelo perché per andare a scuola aveva dovuto camminare per quattro chilometri nella neve, con una temperatura di meno 9 gradi. Lo Yunnan è una provincia del Sud-Ovest della grande Cina, il suo nome significa «A Sud delle nuvole», è bellissima, ricca di montagne, attaccata alle sue tradizioni, ma ancora arretrata: più di un milione dei suoi 45 milioni di abitanti sono classificati «sotto la soglia della povertà», vivono con 2.300 yuan all’anno, un dollaro al giorno.
Il maestro elementare di Wang Manfu ha pensato di fotografarlo e lanciare l’immagine sui social network, per mostrare la determinazione del bambino, che non aveva rinunciato alla consueta marcia solitaria di quattro chilometri da casa alla scuola nonostante la neve alta, per non perdere una giornata importante, dedicata a un comtato pito in classe. La foto del piccolo con i ghiaccioli in testa, coperto solo da una giacchetta leggera, è diventata virale e ha riproposto una storia di disagio profondo.
Wang Manfu è uno dei milioni di bambini cinesi che vivono in villaggi sperduti, i più fortunati con i nonni, altri anche da soli, perché i genitori sono andati in lontane città a lavorare. Per loro è stato coniato un termine che compare nelle statistiche ufficiali, «liushou»: significa «lasciati indietro». Sono gli orfani sociali dello straordinario sviluppo industriale della Cina, che in trent’anni di crescita del Pil a doppia cifra ha por- quasi 300 milioni di contadini a migrare dalla campagna nelle megalopoli per trovare occupazione nelle catene di montaggio e nei cantieri della seconda economia del pianeta. La scuola è l’unico rifugio sicuro per i «liushou».
Manfu (il nome significa «Pieno di felicità») ha detto: «Mi piace molto la scuola, possiamo avere pane con il latte a pranzo e si imparano un sacco di cose belle». I cinesi del web si sono commossi e hanno donato in poche ore centinaia di migliaia di renminbi alla sua scuola di Zhaotong nello Yunnan, che non ha nemmeno i soldi per
Meno 9 gradi Il piccolo Manfu, 10 anni, aveva camminato per 4 chilometri a meno 9 gradi Solidarietà Diffusa la foto dal maestro, sono arrivate donazioni alla scuola e alla famiglia dell’alunno
il riscaldamento. Spinta dall’eco del caso, è intervenuta anche la Fondazione per lo sviluppo della gioventù, che ha promesso di stanziare subito 500 renminbi (meno di 70 euro) per ognuno degli 81 bambini poveri della scuola, in modo che possano almeno avere vestiti caldi. Gli scolaretti che hanno riso del compagno di classe, infatti, non sono in una situazione migliore. L’eroe della situazione però, è diventato lui, Manfu, e così le autorità del Terzo Ufficio di costruzioni edili, in uno slancio di generosità tardiva, hanno offerto al suo papà un lavoro vicino a casa. Forse ora il signor Wang riuscirà a migliorare il tugurio con pareti di fango dove vive la famiglia. Le donazioni continuano ad arrivare a valanga: ieri sera avevano raggiunto i 17 milioni di yuan, circa 2,5 milioni di euro.
Anche i giornali statali hanno pubblicato la foto di Fiocco di neve, ma non hanno avuto il coraggio di mostrare un’altra immagine postata dal maestro: quella che fa vedere le mani del bambino mentre fa i compiti in classe. Sono rosse e gonfie come quelle di un vecchio, devastate dal freddo. Anche nella società del «socialismo con caratteristiche cinesi», c’è la diseguaglianza. Il presidente Xi Jinping ha promesso di sradicare la povertà estrema entro il 2020 e ha assicurato che «nessuno sarà più lasciato indietro».