Quando anche lo specchio diventa intelligente E inizia a parlare
L’hanno messa ovunque, l’intelligenza artificiale. Negli elettrodomestici, nei tagliaerba, persino nello specchio. Alexa, l’assistente virtuale di Amazon, è ormai in ogni dispositivo che potesse richiedere una voce che ci aiuta nella routine quotidiana. Il mercato americano degli «smart speaker» è stato finora dominato dal colosso dell’e-commerce. Ma le cose potrebbero presto cambiare. Perché in campo è scesa senza mezzi termini Google. Che al Ces ha messo in piedi una campagna sul suo Assistant senza precedenti, a cominciare dagli accordi presi con diverse società per produrre maggiordomi digitali basati sul suo software (con nomi come Lenovo, Sony ed Lg). A Las Vegas sono poi decine i prodotti resi «intelligenti» grazie agli algoritmi di Big G (comprese le tv), che sono infine sbarcati anche sul sistema «cugino» di Android. Non è poi da sottovalutare la potenzialità di Bixby, di casa Samsung, ancora debole nelle funzionalità ma con un raggio d’azione molto ampio, che va dagli elettrodomestici ai tv. Dalla sua, però, Google ha un enorme vantaggio: parla molte lingue. Persino l’italiano, da metà novembre. Mentre Alexa conosce solo l’inglese e, da poco, il tedesco. Con la società di Mountain View in gioco, potrebbe quindi arrivare presto (anche quest’anno) il momento in cui inizieranno a spuntare nei salotti italiani quei soprammobili intelligenti con cui possiamo dialogare e chiedere informazioni e servizi. In mezzo a questo gran brusio manca però una voce. La prima digitale che abbiamo sentito, quella di Apple. L’atteso HomePod doveva uscire l’anno scorso e se ne sono perse le tracce. E viene dunque da chiedersi: «Ehi Siri, dove sei finita?».