I coreani: assemblare, arte audace
Felpe con quattro braccia da volteggiare sul busto per infilare il cappuccio, pantaloni con quattro gambe da indossare a scelta tra un jeans, uno short, un formale e un bermuda senza doverseli sfilare completamente, cappotti «fronteretro» e maglie con opere d’arte firmate dal pittore inglese Thomas Robson perché la cultura possa arrivare nelle strade senza costringere la gente ad andare nei musei. Superamento di ogni codice stilistico che scavalca anche le linee base dell’anatomia umana, il marchio coreano Bmuet(te) del duo stilistico Byungmun Seo e Jina Um, selezionato da Pitti per sfilare a Firenze, ama creare pezzi inediti con audaci assemblaggi di elementi diversi: la giacca classica ha le maniche di un bomber, il papillon è portato sulla schiena, le abbottonature sono oblique mentre tessuti come flanelle, velluti e gessati sono abbinati a tagli orientali e spalle da samurai. Passerella alla Dogana anche il designer Ko Taeyong con il brand Beyond Closet: look decisamente occidentale, ricorda le uniformi dei college americani ispirandosi allo stile preppy in una coerente armonia di forme, grafiche e nuance di colori.