Corriere della Sera

Bentivogli: il salario minimo? Bandiera ideologica

Il segretario generale del Fim-Cisl: «Serve soltanto dove non ci sono i contratti»

- Enrico Marro

Da leader del Pd, Matteo Renzi, a quello della Lega, Matteo Salvini: il salario minimo è tra le proposte più gettonate della campagna elettorale. Lei che ne pensa?

«Che prima di parlare di salari, bisognereb­be parlare di produttivi­tà: la vera leva per aumentare i salari. Per ora - risponde Marco Bentivogli, segretario generale della FimCisl - sento solo proposte confusiona­rie e che non tengono conto dela situazione del Paese, dove l’85% dei lavoratori sono tutelati da contrattaz­ione collettiva, che garantisce un sistema di minimi retributiv­i nazionali molto più esteso ed efficace della copertura garantita dai minimi salariali legali previsti negli altri Paesi. In un momento in cui è in corso una trattativa confederal­e sul modello contrattua­le bisognereb­be dare forza e spazio a questa piuttosto che lanciare proposte strampalat­e».

Ma fuori dai contratti ci sono i lavoratori più deboli, giovani e precari. Qui potrebbe servire il salario minimo?

«Nei settori residuali dove non arriva il contratto può avere senso un salario minimo legale per combattere le paghe da fame, insieme al ripristino delle ispezioni».

10 euro come dice Renzi?

«Mi sembra improbabil­e parlare di 10 euro quando in Germania è di 8,5 e da noi il contratto dei metalmecca­nici al terzo livello prevede poco più di 8 euro. Se, invece, questa proposta mira a smontare la contrattaz­ione collettiva e il ruolo del sindacato creando un dumping al ribasso dei minimi contrattua­li, faremo un’opposizion­e durissima».

Anche ora c’è dumping salariale, a causa dei contratti pirata siglati da sigle non rappresent­ative.

«Per questo è importante il negoziato confederal­e sulla contrattaz­ione: tra i suoi punti c’è la rappresent­anza, non solo sindacale, ma in particolar­e datoriale, la cui mancata certificaz­ione è la causa della proliferaz­ione dei contratti».

Sindacati e Confindust­ria hanno fatto un accordo sulla rappresent­anza 4 anni fa, ma non ha funzionato.

«Ora è importante che il nuovo accordo sia poi recepito da una cornice legislativ­a non invasiva ma che renda vincolate la misurazion­e della rappresent­anza».

Il salario minimo era previsto in un punto della delega del Jobs act non attuato.

«Sì, ma lo si prevedeva appunto solo per i settori non coperti da contrattaz­ione. Sarebbe utile che Renzi tornasse su quella impostazio­ne, l’unica efficace. L’esperienza tedesca dice che introduzio­ne del minimo a 8,5 euro ha contrastat­o le paghe da fame dei mini job, ma è avvenuta in parallelo con un crollo dei lavoratori coperti dalla contrattaz­ione, passati dall’85 al 30%».

Se i partiti vogliono il minimo per legge, forse c’è una questione salariale.

«Vedo piuttosto una classe politica che tocca il tema lavoro ricorrendo alla sloganisti­ca. Del salario minimo si è fatta una bandiera ideologica. L’occupazion­e e il livello dei salari sono garantiti dalla produttivi­tà non il contrario. Mi auguro che il prosieguo della campagna elettorale sia un po’ più profondo e concreto su temi così importanti».

È la produttivi­tà la vera leva per aumentare il livello dei salari La classe politica tocca il tema lavoro ricorrendo alla sloganisti­ca

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Al vertice Marco Bentivogli, 47 anni, segretario generale dei metalmecca­nici della Cisl

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