Corriere della Sera

Michielin: volevo fuggire a Bogotà, l’apparenza mi ha stancato

- Andrea Laffranchi

«Spero di non vivere fino al 2640». Francesca Michielin lo dice con la sfrontatez­za dei suoi 22 anni. Quel numero è il titolo del suo nuovo album che esce oggi, ma non è una proiezione nel futuro. «È l’altitudine di Bogotà, città dove avrei voluto fuggire dopo un anno difficile. Volevo smettere di fare musica. Tutto è forma, si è perso il contenuto, anche chi non sa cantare o suonare può fare un disco». Invece è finita che prima di fare le valigie se ne sia andata in studio a sistemare dei provini e da lì si sia lasciata risucchiar­e dalla musica. «È nato un album senza filtri, sincero, senza estetica o poetica. Con tre anime, come i triangoli sulla copertina. Uno rosso come un vulcano che è voglia di comunicare esplosiva; uno azzurro come il mare che rappresent­a la capacità di ascoltare; uno verde come la montagna dove sono nata e che richiede capacità di immaginare».

Radici nel profondo Veneto, ma testa senza confini. Cina, Angola, Bolivia... i testi mettono bandierine su tutto il mappamondo. «Sono nata a Bassano ma sono tutte le persone che ho incontrato e le cose che ho mangiato», dice. C’è una strofa in ghanese all’interno di «Tapioca». «Nel mio quartiere c’era una comunità ghanese e sono cresciuta facendo i pranzi domenicali, i compiti dopo scuola e gli allenament­i di ginnastica artistica con persone di origine africana. Ho campionato la voce di un’amica che interpreta un canto liturgico popolare: un Laudato si’ in versione urbana. Celebro una multicultu­ralità che ho potuto vivere pur stando in un piccolo paese». Altro che Franceschi­na. «Basta con questa cosa della ragazzina carina e cucciolina», ringhia. «Bolivia» è il suo modo di prendersel­a coi furbetti del volontaria­to. In «Lava» si rivolge a tutte le donne in inglese chiamandol­e sister: «È allucinant­e che qualcuno possa ancora pensare alla donna che lava i piatti e bada ai figli: abbiamo le stesse facoltà degli uomini. A casa mia hanno sempre comandato le donne. Passo e chiudo». Ci sono anche molti riferiment­i pop: leggerezza ma sempre con la voglia di dire qualcosa. «Alonso» è dedicata al campione di F1 ma è un modo di celebrare «l’attitudine ad andare sempre dritto». «La serie B» prende la retrocessi­one del Vicenza che la ridusse in lacrime da ragazzina «per elogiare chi retrocede nella vita ma continua a lottare». Il 16 marzo da Parma parte il tour: «Sarà un gioco musicale fra digitale e analogico. Del resto, con un fratello di 10 anni più grande e con dei genitori giovani, ho vissuto con dischi, telefoni e altri oggetti che mi passavano loro».

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Sul palco Francesca Michielin è nata a Bassano del Grappa il 25 febbraio 1995

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