Stravaganze all’opera
Salome nel bunker, una Bohème sulla Luna: la lirica stravolta dalle invenzioni dei registi
Frank Castorf è reduce da un
Ring col Monte Rushmore e le teste di Marx, Lenin, Stalin e Mao. Nel luna-park degli scandali trova posto Macerata, dove Antonio Latella fece insorgere gli spettatori con
Tosca che non si getta ma spicca il volo aiutata dalla Madonna con le doglie che partorisce gli angeli e se ne va in giro nuda. Ci sono strade nuove che reggono. La natura immaginifica di Damiano Michieletto a Roma è stata esaltata per La Damnation de
Faust di Gounod, che non è un’opera ma a detta del suo autore «una leggenda drammatica», per decenni si è eseguita come un concerto, si può riempire con la fantasia, e Faust vittima del bullismo è stato un esempio di grande teatro musicale. Michieletto il 23 gennaio apre Palermo con il Guglielmo Tell che a Londra fu sepolto dai fischi per la scena dello stupro: in Sicilia lo riproporrà tale e quale. Ma lo stesso teatro inglese pochi mesi dopo gli assegnò l’Olivier Award per Cavalleria-Pagliacci. Michieletto crede nella forza di una narrazione contemporanea, l’operazione
Carmen «è lecita, la regia è interpretazione, l’arte è la capacità di immaginare qualcosa
che non c’è, il suo compito è di celebrare il potere dell’immaginazione. L’arte non ha morale, è fiction: e la fiction scuote, spaventa, fa sognare».
Alla Fenice il 2 febbraio lui porta La Vedova allegra in una piccola banca che deve essere salvata in uno Stato immaginario. Forse è una tendenza oppure no, pochi giorni dopo, il 15 a Torino, il canadese Robert Carsen riambienta Salome nel bunker di una banca cambiando l’opera: quando Erode dice: uccidete quella donna, gli scudi non schiacciano Salome (ritratta
Riccardo Muti «Sì agli allestimenti aperti al futuro ma non accetto le regìe cretine e presuntuose»
quasi come una ragazza innocente malgrado abbia fatto decapitare il profeta), ma sua madre Erodiade, e la danza dei sette veli diventa la danza di sette vecchi che si spogliano. L’innovatore Graham Vick il 19 fa La Bohème a Bologna: «Io sono inglese e il nostro maestro è Shakespeare, da noi si fa in tutte le salse ma rimane la sua grandezza. Lo stesso vale per Bizet e la sua
Carmen. In Italia siete ancora troppo timidi. L’unica cosa è essere aperti e chiari. La
Bohème di Parigi ambientata sulla Luna? Che male c’è, quando l’uomo andrà a viverci ci sarà anche lì vita e morte. L’arte fa parte della vita, deve rischiare, credere in sé». Pier Luigi Pizzi sulla Carmen stravolta: «Molto rumore per nulla, non l’ho vista sembra una stupidaggine. Si può fare qualsiasi operazione purché abbia una logica, e non solo per narcisismo. Ho fatto
La pietra del paragone di Rossini in una lettura aggiornata e ironica, negli anni ’70, in una villa italiana con piscina: funzionava perfettamente».