Zoro: satira sulla vanità dei politici
Riparte «Propaganda Live» su La7. «La campagna elettorale per noi è una manna»
Con il nome del nuovo ROMA programma, Propaganda Live, con cui sono passati da Rai3 a La7, si erano portati avanti. Ora, dopo la pausa natalizia, Diego «Zoro» Bianchi & C. si ritrovano catapultati in onda in piena campagna elettorale, tra nuovi simboli, sigle e insidie della par condicio. «Per il programma è una manna, tanti spunti su cui lavorare. Molte stravaganze e colpi a effetto notevoli, si farà fatica a selezionare». Con cosa partite? «Stasera ci sarà un reportage trai migranti al confine tra
Italia e Francia, tra neve e rischio valanghe. Ospiti, Achille Bonito Oliva e Paolo Fresu». Cosa è cambiato dai tempi di «Gazebo»?
«Siamo nati con questa legislatura, con la non vittoria di Bersani, e poi gli incarichi al Quirinale a Letta, Renzi, fino a Gentiloni. Lì venivamo dalla stagione dei gazebo, adesso siamo in campagna elettorale, la politica è propaganda. Noi ne sveliamo gli aspetti grotteschi».
Con le classifiche social che svelano punti deboli dell’ego-sistema della politica.
«I social sono lo strumento di propaganda più fresco e anche più pericoloso. Sollecitano la vanità, danno l’ebrezza, trasversale a destra e sinistra, della misurazione immediata del consenso. Ma vanno maneggiati con cura, possono diventare uno strumento di comicità involontaria irresistibile». Come alcune sigle e simboli elettorali...
«La battuta è facile, ci sono più simboli che elettori. L’ultimo nato è il fiore petaloso di Lorenzin. Ormai è difficile essere originali, il generatore
Comicità Il conduttore: «I social possono diventare uno strumento di comicità involontaria»
automatico di sigle è abbastanza alla frutta, le combinazioni possibili non sono più molte. Teniamo d’occhio anche la formazione delle liste». Ci saranno sorprese?
«È un grande calciomercato applicato alla politica. Chiunque si sente all’altezza di fare il deputato o il senatore. L’idea è: “Se lui ha fatto il ministro, posso farlo io”. Io resto un sostenitore del professionismo nella politica».
Non è cambiata la squadra: Makkox, Missouri 4, la band di Roberto Angelini.
«La forza è il lavoro di squadra, il gruppo che continua a raccontare l’attualità con l’amalgama dei nostri strumenti: i social, reportage, la musica, i disegni, gli spiegoni di Damilano e Schianchi». La par condicio anche per i giornalisti?
«Non si è riusciti a far rispettare con efficacia quella per i politici; complicare ulteriormente le cose ascrivendo i giornalisti ad “aree culturali” tutte da definire mi pare uno schizofrenico, inutile esercizio di stile».