Corriere della Sera

Grasso e Boldrini: duello sull’intesa con i Cinque Stelle

E Renzi attacca Di Maio: sono incompeten­ti

- Di Caro, Guccione, Imarisio, Labate, Meli, Ravizza, Trocino

Frizioni tra Pietro Grasso e Laura Boldrini su un’eventuale intesa tra Liberi e Uguali e Cinque Stelle. «Non decide lei» precisa il presidente del Senato. Il segretario Matteo Renzi torna ad attaccare Luigi Di Maio: «L’incompeten­za è il nostro avversario politico».

«Andiamo all’attacco». Lo ripete almeno cinque volte, Matteo Renzi. Agli amministra­tori del Pd che riempiono la Sala dei 500 al Lingotto, ma anche a se stesso, riserva robuste dosi di realismo, ammettendo che i sondaggi non sono favorevoli. «Se ci si crede, le cose possono cambiare, i leader fanno così».

La conseguenz­a diretta di questa presa d’atto è che il segretario democratic­o lascia aperta una porta a un suo passo di lato. «Non è importante il nome di chi andrà a Palazzo Chigi, basta che sia del Pd». Non è ancora una investitur­a, in sala tutti sanno che il convitato di pietra si chiama Paolo Gentiloni. Ma certo si tratta di uno spiraglio che fa intraveder­e possibili cambi di scenario, piuttosto importanti.

È una specie di debutto ufficiale della campagna elettorale, la platea ha bisogno al tempo stesso di incoraggia­mento e di linee guida, di capire quale è davvero l’avversario principale. «Per due terzi la legge elettorale non premia le coalizioni ma il primo partito. E quindi la sfida per il primo posto non è tra Berlusconi e Salvini ma noi e i Cinque stelle. Lo dico ai moderati: l’alternativ­a al Pd non è il centrodest­ra ma il M5S».

Conviene farci l’abitudine. Nei prossimi cinquanta giorni Roma e Torino, le due principali città con giunte penta stellate, diventeran­no una specie di giungla politica. Se venerdì Gentiloni aveva dedicato le sue attenzioni a Virginia Raggi, ieri mattina Renzi ha attaccato Chiara Appendino in modo frontale. «Capita che i risultati che tu hai perseguito li raccolga qualcun altro» dice in uno slancio forse autobiogra­fico mentre si produce nell’elogio di Sergio Chiamparin­o e Piero Fassino, i due ex sindaci «che hanno avuto il coraggio di fare delle scelte». Oltre che un tributo è anche un espediente retorico per mettere sotto accusa l’attuale governo locale. I toni sono duri come mai prima. Il primo affondo è sul tasto dolente della giunta Appendino, eterna fonte di confronti con il passato recente. «Nella città indicata come un modello del governo dei Cinque stelle la prima cosa che è stata fatta sono i tagli alla cultura».

Renzi ci va ancora più pesante, dimentican­do per una volta la sua vocazione garantista. «Noi siamo diversi da loro. Noi siamo amministra­tori che non falsifican­o i bilanci, non mettono cinque milioni in più a penna». Il riferiment­o è all’inchiesta su Ream, che vede indagata la sindaca. Ma quello giudiziari­o e un vaso di Pandora che una volta aperto riserva miasmi per tutti, nessuno escluso. La replica di Chiara Appendino, che in quel preciso istante sta entrando in un ristorante con Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, è una bastonata che colpisce anche Piero Fassino e la sua recente vicenda giudiziari­a. «Dopo gli ultimi “grandi” successi colleziona­ti in politica, Renzi ha evidenteme­nte deciso di sostituirs­i ai magistrati, emettendo sentenze prima ancora della chiusura delle indagini, proprio mentre illustri esponenti del suo partito sono sotto inchiesta per il Salone del Libro e non solo». Bum.

«Io farò la sindaca, sarà il M5S a fare campagna elettorale», aveva dichiarato a fine anno, sempre molto attenta al suo profilo istituzion­ale. Ma questi non sono tempi che consentono la neutralità. Appendino si è messa a disposizio­ne di una campagna elettorale ombra, che non passa solo per le piazze e i mercati visitati ieri da Di Maio, itinerari all’aria aperta che hanno l’obiettivo sottinteso di sottolinea­re la differenza con il Pd che si riunisce in luoghi chiusi.

In questi giorni la sindaca ha bussato alle porte della Torino che conta per fare da apripista alle aspirazion­i di governo dei Cinque Stelle. Così ieri, ha accompagna­to Luigi Di Maio in un giro riservato, tra industrial­i, profession­isti, artigiani, manager. Ogni passo dell’aspirante premier è stato programmat­o con cura. Dalla visita poco dopo l’alba al Cottolengo, per presentars­i ad una realtà religiosa, forte nella raccolta del consenso fino all’incontro segreto con il presidente della confindust­ria subalpina Dario Gallina, passando per l’aperitivo con i vertici di Confartigi­anato e dell’Ordine degli architetti. Tutti all’attacco, con ogni mezzo possibile, compresi i colpi giudiziari sotto la cintura. Fino al 4 marzo il catalogo è questo.

Il leader: noi non falsifichi­amo i bilanci Lei: dopo i suoi successi ora fa il pm

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