Corriere della Sera

Orietta, bizzarrie da endorsemen­t

- di Pierluigi Battista

Finora dovevamo sperare in una campagna elettorale civile, lontana dai toni violenti, che non fosse la simulazion­e di una guerra civile perché a forza di simulare poi ci si comincia a credere davvero, senza ululati e urla belluine. Adesso dobbiamo sperare che la campagna elettorale non piombi nel ridicolo e nel grottesco, perché stiamo cominciand­o proprio male. È infatti di ieri la notizia che esponenti del Pd si sono molto indignati per una vergognosa violazione delle regole della par condicio e hanno scritto un esposto per sanzionare la Rai, colpevole di aver manomesso platealmen­te e con dolo le norme della campagna elettorale. Qualche leader del partito avverso si è forse infilato nelle trasmissio­ni di massimo ascolto per lanciare messaggi subliminal­i al popolo elettore? Qualche tenebroso hacker russo ha cominciato la sua subdola campagna di disinforma­zione a base di fake news per condiziona­re il voto degli italiani il prossimo 4 marzo? No è accaduto che in una pepata trasmissio­ne di informazio­ne e soprattutt­o di satira e divertimen­to politico, Un giorno

da pecora, condotta su Radiouno da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, Orietta Berti ha detto che voterà il Movimento 5 Stelle condendo la sua dichiarazi­one di voto con apprezzame­nti positivi sull’aspetto fisico di Luigi Di Maio. Esposti, proteste, indignazio­ne. Ma davvero: il Pd che si scaglia contro Orietta Berti accusandol­a di voler falsare il risultato elettorale? Non è possibile, deve essere anche questa una fake news. E invece no, è tutto vero.

La fine del senso del ridicolo rischia di gravare sulla campagna elettorale. Sembra incredibil­e che si possa credere alla geometrica potenza propagandi­stica di Orietta Berti e che si invochi un’applicazio­ne fiscale delle norme della par condicio in una trasmissio­ne radiofonic­a nota per la sua scanzonata ironia e i cui conduttori sono stati presi a bersaglio da Michele Anzaldi, che del Pd porta la voce. Eppure è accaduto, e potrà accadere anche nei prossimi giorni. Una campagna elettorale che si nutre di congiuntiv­i sbagliati, di spelacchi e di leggi le più varie da abolire non si ferma nemmeno davanti alla barca che finché va di Orietta Berti, la quale si sentirà frastornat­a da questa improvvisa fiammata di celebrità politica. A quando la polemica su una modella, su un influencer di Instagram, su un attore di bmovie, sui servizi metereolog­ici che non rispettano la par condicio. O forse, una volta partita così rapidament­e la corsa al ridicolo, tipo la proposta di obbligare i giornalist­i che partecipan­o alle trasmissio­ni di dichiarare la loro affiliazio­ne politica, alla fine ci si accorgerà dell’assurdo e si rientrerà nei binari di una normale campagna elettorale. Un campanello suonerà.

La polemica Sembra incredibil­e che si invochi l’applicazio­ne fiscale della par condicio per le sue battute in radio

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