Maxi-multa Antitrust, 23 milioni alle Poste
Non è la multa per abuso di posizione dominante più alta della storia, no. Ci furono i 152 milioni inflitti alla Telecom nel 2004, quando il Garante della concorrenza era Giuseppe Tesauro. Ma quei 23,126 milioni di sanzione alle Poste, decisi a fine 2017 e resi noti ieri, sono una cifra decisamente rilevante per gli standard dell’Antitrust, che inaugura così il 2018. Al gruppo guidato da Matteo Del Fante sono contestate le politiche di prezzo dal 2014 sugli invii multipli di corrispondenza ordinaria: quindi gli estratti conto o le bollette, per esempio, inviati dalle banche o dalle compagnie telefoniche ai propri clienti. L’accusa, in sostanza, è l’avere escluso i concorrenti nelle zone rurali e periferiche, dove i rivali di Poste devono per forza usare la rete del gruppo controllato da Cdp — quindi uffici postali e furgoni — per consegnare. Secondo l’Authority guidata da Giovanni Pitruzzella il prezzo richiesto da Poste ai rivali per questo servizio è troppo alto, con il risultato che i grandi clienti, come le banche o le assicurazioni, alla fine si rivolgono direttamente alle Poste che fanno prezzi più bassi. Come azzerare le liberalizzazioni, insomma. È la prima volta che si interviene sulla rete delle Poste. Che secondo fonti vicine all’azienda farà ricorso al Tar, perché ritiene la multa in contrasto con la normativa di riferimento. E arrivata, peraltro, dopo due anni di istruttoria e chiarimenti.