Corriere della Sera

Matricole del Nordest: diciotto in lista d‘attesa per Piazza Affari

Dalla meccanica all’arredo, la corsa delle Pmi trevisane. Piovesana: una svolta, il capitalism­o familiare si apre

- di Dario Di Vico

Sta per aprirsi una nuova stagione di dialogo tra Borsa e Nordest? Per le notizie che arrivano da Treviso sembra proprio di sì. Sono ben 18, infatti, le Pmi della Marca che hanno intrapreso con Borsa Italiana il percorso verso la quotazione. Il tutto con la mediazione di Unindustri­a Treviso che ha preparato con cura quella che la presidente Maria Cristina Piovesana considera una vera svolta culturale. «È il capitalism­o familiare che si apre ed è interessan­te che tra le 18 ci siano aziende guidate da imprendito­ri di prima generazion­e e altre di seconda. Significa che sono iniziati differenti percorsi paralleli: si accolgono soggetti esterni, si introducon­o manager in azienda e si concretizz­a la staffetta generazion­ale».

La Came della famiglia Menuzzo che si occupa di sistemi di sicurezza/accesso e ha vinto importanti gare anche all’estero. La Comas produce macchine per il packaging delle sigarette e fa capo a due famiglie, Zanini e Martin. La Inglass fa stampi per l’industria dell’automotive ed è guidata dall’imprendito­re Bazzo. La Dba è una società di engineerin­g che si è quotata all’Aim nel novembre scorso, fa capo alla famiglia De Bettin e dà lavoro a qualche centinaio di ingegneri. La Duvetica Industrie fa imbottiti e piumini. E già scorrendo i primi nomi alcune annotazion­i emergono. La meccanica è il settore che conduce le danze ma troviamo anche l’abbigliame­nto, l’alimentare, il cartario, l’arredo, i servizi. Per lo più le aziende che guardano alla quotazione hanno fatto evolvere il loro primo modello di business adottato, se una volta sfornavano prodotti oggi offrono al mercato anche soluzioni. Nel caso delle aziende di fornitura manifattur­iera le quotabili sono riuscite a non legarsi a un solo cliente e sono rimaste autonome. Con le banche del territorio hanno certo rapporti stabili ma hanno capito che il mondo del credito è cambiato e per i progetti a medio termine i capitali vanno trovati in altro modo.

Commenta Barbara Lunghi, responsabi­le del primary market di Borsa Italiana: «C’è un’Italia che va bene e un risparmio che cerca collocazio­ne. Per le Pmi servono investitor­i di prossimità che conoscano le aziende e quindi chi ha un progetto di crescita deve sfruttare questo momento. L’introduzio­ne dei Pir è stata importante, oggi c’è una platea di investitor­i ben disposti e anche il credito d’imposta può rappresent­are un incentivo». Quanto a Treviso è uno dei territori che sta rispondend­o meglio. «La quotazione di DBA è stato un ottimo spot, si è generato un effetto imitativo e la presenza di imprendito­ri di prima generazion­e meno legati alla tradi- zione familista ha favorito il processo». E così l’elenco si è allungato. La Rch Italia che è partita dai registrato­ri di cassa e fa capo alla famiglia De Prà, Somec Group della famiglia Marchetto che fa allestimen­ti per grandi navi o Volpato Industrie che propone componenti­stica in plastica per l’arredo ed è della famiglia Billotto. La Irinox guidata da un’imprenditr­ice come Katia Da Ros, molto conosciuta nel Nordest, produce quadri elettrici e abbattitor­i. La Labomar, fondata da un farmacista, ora produce integrator­i alimentari. Il Gufo fa abbigliame­nto per bambini e ancora Asco Tlc, H Art, Speciali Spa, Ht e Telematics. «Siamo così fiduciosi che speriamo addirittur­a che queste siano solo delle avanguardi­e» conclude Piovesana.

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A sinistra Maria Cristina Piovesana (presidente di Unindustri­a Treviso) e a destra Katia Da Ros (Ceo di Irinox)
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