Fallisce il contractor del governo britannico A rischio 43 mila posti
È uno dei principali player nella linea ferroviaria ad alta velocità in Gran Bretagna, è molto presente nel settore autostradale ed è, secondo il Financial Times, il più grande «contractor» del governo britannico. Il colosso delle costruzioni Carillion ha annunciato la liquidazione dopo che la società, fortemente indebitata, non è riuscita a ottenere un salvataggio finanziario dal governo inglese e dalle banche.
Il gruppo di costruzioni ha portato i libri in tribunale sotto il peso di 1,5 miliardi di sterline di debito. Il crac mette ora a rischio 43 mila posti di lavoro, di cui 19.500 proprio in Gran Bretagna dove le trattative per evitare il fallimento sono andate avanti anche nel fine settimana per un prestito ponte. Trattative fallite davanti alla richiesta di Carillion di ottenere 20 milioni di sterline dalle casse pubbliche quale precondizione posta dalle banche creditrici per fornire altri fondi, mentre era in scadenza un pagamento da 300 milioni. Un portavoce del premier britannico Theresa May ha definito il crac «estremamente spiacevole» e ha assicurato che la priorità del governo sarà quella di garantire tutti i servizi pubblici. Carillion infatti, oltre a essere un big delle costruzioni con marchi come Wimpey e AlfredMcAlpine, detiene grossi appalti di fornitura di servizi nella scuola, nel servizio sanitario e nell’esercito, che hanno portato il fatturato a 1,7 miliardi.
L’azienda ha motivato le difficoltà proprio con lo sforamento del budget in tre contratti governativi di cui ha vinto l’appalto. Il rischio ora è che il collasso porti al fallimento anche centinaia di subappaltatori. A luglio il gruppo aveva annunciato una perdita di 1,15 miliardi e il ceo Richard Howson, che nel 2016 aveva ottenuto 1,5 milioni di sterline tra remunerazione e bonus, si era dimesso. Venerdì l’ultimo giorno di quotazione, dove ieri il titolo è stato sospeso dopo aver perso, dal 2016, circa due miliardi di capitalizzazione.