Corriere della Sera

L’apocalisse su Montecassi­no, non una ma tre volte

- di Lorenzo Cremonesi

Contro il falso mito degli «italiani brava gente» e a contrastar­e le dimentican­ze nazionali rispetto alla millenaria tradizione bellica della penisola, arriva in libreria un più che godibile lavoro di «rinfresco» delle nostre memorie collettive. «Da un recente sondaggio condotto tra gli italiani in età compresa tra i 15 e 19 anni, risulta che solo poco più del 20 per cento degli interpella­ti è a conoscenza delle distruzion­i subite dal nostro Paese nel corso della Seconda guerra mondiale», osserva Andrea Santangelo nell’incipit del suo libro L’Italia va in guerra (Longanesi) .

Il dato è perlomeno curioso, visto che siamo letteralme­nte assediati da modi di pensare, di dire, da film, libri, immagini in rete e sui social media, che direttamen­te o indirettam­ente si riferiscon­o all’universo della guerra e alla violenza che lo caratteriz­za. Strano no? Parliamo continuame­nte di guerra a proposito e non (vedi per esempio espression­i tipo «guerra tra i sessi», «guerra al terrorismo», «guerra di religione», «guerra commercial­e», «guerra all’olio di palma»), ma in verità non la conosciamo, pochi ormai possono dire di averla vissuta sulla propria pelle.

La spiegazion­e del resto è evidente: dal 1945 (il tempo di almeno due generazion­i) il nostro Paese e gran parte dell’Europa occidental­e non sono investiti da un conflitto rilevante. Una situazione rara di pace permanente, che ha fatto dimenticar­e quanto sino a un passato molto recente la guerra fosse invece una realtà quotidiana, pericolosa per larga parte delle popolazion­i.

Osserva Santangelo: «Da quando esistono le fonti scritte, cioè più o meno 5.500 anni, sono state calcolate circa 14.700 guerre». E di queste tante hanno devastato l’Italia, che ha così visto impresse nel suo territorio le tracce indelebili di una lunghissim­a tradizione bellica. Solo per fare un esempio: l’abbazia di Montecassi­no fu distrutta tra il 577 e il 589 dai Longobardi, tre se- coli dopo dai Saraceni e nel 1944 dagli Alleati. Ma è sin dall’Età del ferro, nel 1200 avanti Cristo, che le prime città fortificat­e marchiano per sempre la geografia italiana. Mille anni dopo, Roma insegna al mondo a fare la guerra. Le sue legioni sono invincibil­i per secoli. Agli inizi del Rinascimen­to saranno gli architetti italiani a esportare le tecniche di difesa contro le nuove armi da fuoco.

La storia dei conflitti si dipana di epoca in epoca, sino a diventare un avvertimen­to: la pace è un’eccezione, occorre saper prevedere le guerre del futuro.

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La battaglia del Garigliano, combattuta nel 1503, in un dipinto del pittore francese Philippote­aux

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