Gelmetti: mi sdoppio per la «Rondine» femminista di Puccini
«Èla prima opera femminista, scritta dal più maschilista dei compositori» assicura Gianluigi Gelmetti, gran estimatore di questa Rondine pucciniana che stasera aprirà, in platea il presidente della Repubblica Mattarella, la stagione del Bellini di Catania.
Una nuova produzione, protagonisti Patrizia Ciofi e Giuseppe Filianoti, firmata dallo stesso Gelmetti, direttore di fama internazionale ma anche regista. «Un doppio ruolo che mi permette una totale coerenza tra la visione musicale e quella drammaturgica. Visti i tempi, un privilegio non da poco», sorride alludendo ai recenti casi di stravaganze liriche. «Non ce n’è bisogno, ogni opera contiene già le sfide necessarie. Basta saperle leggere».
E la sfida qui è tutta nel personaggio di Magda, cortigiana del bel mondo che lascia Parigi per seguire i palpiti di un amore devastante. E fin qui sembrerebbe la sorella di Violetta. Ma a differenza dell’eroina di Verdi, Magda è dotata di ironia e determinazione. Volta le spalle al denaro ma anche all’amore, se si rivela opprimente. E invece di morire di tisi come la collega, si butta alle spalle un futuro noiosamente coniugale e vola via, come una rondine. Sempre libera per davvero.
«La Rondine è l’anti Traviata di Puccini. Ma il genio di Lucca la compose nel 1917, quando il movimento femminista aveva fatto importanti passi in avanti. Puccini, le cui creature liriche finiscono sempre malissimo, sole, perdute, abbandonate, stavolta si ritrova a fare i conti con Magda. Che smentisce tutte le altre, si emancipa da lui, gli sfugge di mano. E dà vita alla sua opera più inquieta e ambigua», commenta il direttore-regista.
Gelmetti così riporta l’azione ai tempi in cui Puccini la compose, in una Parigi disinibita dove il sesso ha preso il posto del sentimento. L’arrivo di Ruggero sembra sconvolgere tutto, Magda si lascia travolgere dall’amore. Che però è bello finché dura. Romantica ma anche soporifera la vita di provincia non fa per lei. «Quando Ruggero arriva tutto felice con la lettera in cui mammà dà il consenso alle nozze elencando le aspettative: virtù, maternità, la casa dove vivranno insieme, Magda si rende conto che quel manifesto di ideali piccolo borghesi non fa per lei». E strappa la lettera in faccia al promesso sposo. Che da maschio respinto s’infuria, le grida: «Tu sei mia!». E si rannicchia in posizione fetale mentre lei se ne va.
«Che ne sarà della nostra Rondine? — s’interroga Gelmetti —. Poco conta. Quel che vale è la scelta di Magda: via da sola, padrona del suo destino».