Bluff, alleanze amici e nemici lettera in sospeso e Lotito agitato
Claudio Lotito è rimasto fuori dalla porta, ma sta provando a rientrare dalla finestra. Da ieri si sta giocando una nuova partita in vista della contesa elettorale del 29 gennaio. Si cercano alleanze, tra colpi d’ala, corteggiamenti serrati, bluff. Il presidente della Lazio, il grande sconfitto della domenica, fa finta di niente e con gli amici gonfia il petto: «In poche ore ho convogliato 21 società intorno al mio nome». L’8 per cento dei votanti tra serie A e B. Resta, inoppugnabile, il peso della sconfitta politica. La sua nuova sfida è riposizionarsi in Lega per essere eletto in Consiglio federale. Ma in via Rosellini è tutto bloccato. Non a caso l’assemblea è stata convocata per lunedì prossimo con all’ordine del giorno solo la questione dei diritti tv domestici.
Niente governance, dunque. Con lo spettro di un nuovo commissariamento nel calcio in ginocchio. Vedremo. È prematuro. Di sicuro la Lega non ha una sola anima, ne ha due, forse persino tre. Alcune società del gruppo riformista, già contrarie a Lotito, stanno meditando di inviare una lettera a Malagò, presidente del Coni, per chiedere un intervento e riprovare la strada del commissario. Cairo, e non solo lui, non è intenzionato a firmarla. Il rapporto resta solido, la situazione fluida.
Caos calmo, dunque. I tre candidati per il dopo Tavecchio si studiano, lavorano, telefonano. Cosimo Sibilia si fa forte del 34 per cento dei Dilettanti e sta cercando voti in serie A: ieri ha ricevuto l’appoggio del Benevento e aspetta nelle prossime ore quello di De Laurentiis (Napoli) e Preziosi (Genoa). Gabriele Gravina, l’altra faccia della luna, confida nel gradimento di Cairo e di parte dei riformisti e aspetta un segnale positivo da Damiano Tommasi, il terzo della lista, il più fragile, quello che potrebbe rompere gli equilibri. Decisivo il ruolo di Renzo Ulivieri, che ha ufficialmente annunciato di stare dalla parte dei calciatori, ma pretende che il suo leader prenda posizione e valuti alleanze per non andare incontro a sicura sconfitta. Il capo degli allenatori spinge per il ticket Gravina-Tommasi.
La grande corsa è anche sensazioni, umori, parole. «Penso alla riorganizzazione del calcio ma ho l’handicap di essere stato un giocatore. Quelle di Sibilia e Gravina sono candidature diverse dalla mia», dice sconsolato Tommasi. Sibilia prova a invocare un’unità che a meno di due settimane dal voto è impossibile trovare: «Ma spero che prima delle elezioni ci siano ulteriori confronti per arrivare a un candidato unico. Credo ancora al largo consenso». Giancarlo Abete, ex presidente federale e legato a Gravina, ha il polso della situazione: «La corsa sarà tra Gabriele e Sibilia. Tommasi, da sindacalista, non riesce a far transitare il messaggio alle società».