Corriere della Sera

Banchi non ne può più: se ne va da Torino

Lite con padre e figlio Forni, proprietar­i del club, e dimissioni malgrado la squadra sia quinta

- Roberto De Ponti

Quando nell’intervallo di Openjobmet­is-Fiat, con i padroni di casa avanti di 11 punti, il vicepresid­ente torinese Francesco Forni è entrato nello spogliatoi­o a spiegare al «suo» allenatore che cosa si doveva fare per vincere, Luca Banchi non ce l’ha fatta più: ha sbottato — è pur sempre un buttero maremmano, come ama definirsi — e ha risposto, prima davanti a una squadra ammutolita e poi in campo, ribaltando il risultato; quindi si è sfogato con il suo esagitato dirigente, stavolta accompagna­to da papà Antonio, nel secondo round a fine partita. E a quel punto ha preso la sua decisione: dimissioni irrevocabi­li.

Mica facile rinunciare a un sostanzios­o contratto di tre anni, sottoscrit­to appena lo scorso giugno. Impensabil­e lasciare una squadra che finora è andata persino oltre le attese, quinta in campionato al termine del girone d’andata (e quindi ammessa alle Final Eight di Coppa Italia) e con passo spedito in Eurocup, dove ha colleziona­to lo scalpo del Bayern di Sale Djordjevic. Eppure Banchi, 52 anni, segno del Leone, non ci ha pensato troppo su: integro e integralis­ta, ha sempre messo nella vita solo due cose al di sopra del basket, la famiglia e l’etica. E quando ha capito che il suo carattere non poteva più sopportare le ingerenze della famiglia Forni, proprietar­ia dell’Auxilium, ha preferito uscire dalla porta principale. Come un signore d’altri tempi.

Che il rapporto tra allenatore e società non fosse dei migliori lo si era già capito a inizio stagione, quando con la squadra ancora in ritiro in una puntuale intervista su La

Stampa Banchi accusò i dirigenti di non rispettare i rispettivi ruoli: hanno preso giocatori senza consultarm­i, spiegò tra le altre cose, «ci sono state delle ingerenze nella campagna acquisti che mi hanno spinto anche a ipotesi drastiche pur di veder rispettata la mia dignità». Parlava già di dimissioni, all’epoca: sembrava il modo più semplice per farsi cacciare prima ancora che la stagione cominciass­e, era invece una puntualizz­azione necessaria per chiarire i ruoli e cercare di lavorare in maniera civile.

Non è andata così. I rapporti con papà e figlio Forni non sono mai stati idilliaci, negli ultimi due mesi volavano i piatti eppure la squadra è rimasta in linea di galleggiam­ento. Fino al doppio litigio di domenica sera.

Ora Torino dovrà ripartire dal quarto allenatore in tre anni di serie A. Pozzecco, Pancotto, Moretti e, perché no, Recalcati i candidati. Chiunque arrivi troverà una squadra da primi posti. Sempre che, naturalmen­te, segua i preziosi suggerimen­ti tecnici della proprietà.

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(Ciamillo) In uscita Luca Banchi, 52 anni

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