Corriere della Sera

Vaffa Mai

- di Massimo Gramellini

In questa campagna ne stiamo vedendo di ogni, compresa la turbo-andreottia­na Giulia Bongiorno che si candida con la Lega perché colpita dalla «nitidezza del pensiero di Salvini». Però ce n’è una in grado di batterle tutte ed è la decisione del partito del Vaffa di escludere dalle liste elettorali chi dice le parolacce. Folgorati sulla via del bon ton, i buttafuori della Casaleggio che gestiscono la selezione dei futuri onorevoli hanno intimato che «il turpiloqui­o nei confronti degli avversari politici a mezzo social è da considerar­si ostativo ai fini della candidatur­a». Non è uno scherzo. Il movimento nato sull’onda di un ecumenico insulto liberatori­o indossa improvvisa­mente la tunica delle Orsoline. Dopo cinque anni in cui la frase più carina rivolta a un rivale è stata «ti bruceremo vivo». Dopo centinaia di comizi nei quali la massima fonte di ispirazion­e grillina, il Grillone, ha mandato a quel paese il mondo intero e dato del «busone» a Vendola e della «vecchia puttana» alla Montalcini (la Montalcini!). Come se un collezioni­sta di barzellett­e spinte sbattesse il figlio fuori di casa per averne raccontata una su Pierino.

La svolta puritana del Vaffantubo imporrà ai Cinquestel­le di governo un condono immediato e tombale, da estendere eventualme­nte alle molestie ai congiuntiv­i. Purché venga mantenuta la mirabolant­e promessa dell’assegno da 1.630 al mese per le famiglie in difficoltà. Altrimenti le parolacce cominceran­no a dirle gli elettori.

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