Corriere della Sera

I mercati calmi sull’Italia

Il (nuovo) punto di vista degli investitor­i

- di Federico Fubini

Gli investitor­i internazio­nali osservano le ormai prossime elezioni con uno sguardo di inedita quiete. Non è il frutto di un clima di fiducia: piuttosto, di indifferen­za.

Ora che gli italiani si avviano verso le urne nella solita incertezza sulla tenuta del Paese, vale la pena di fermarsi un attimo e guardare indietro. È passato giusto più di un anno da quando l’Italia si trovava a fare i conti con le ultime previsioni di sventura. Carmen Reinhart, celebre per un suo libro sulle grandi crisi finanziari­e, rilevava «un’accelerazi­one di una fuga di capitali» dai confini. Anzi, in vista del referendum costituzio­nale del 4 dicembre 2016, l’economista di Harvard era già certa di una «crisi della bilancia dei pagamenti in corso». Leggere il

Financial Times era poi anche più allarmante: «Fino a otto banche rischiano di fallire se il premier Matteo Renzi perde il referendum costituzio­nale».

Nessuna fibrillazi­one

Non è andata esattament­e così. Da allora il debito estero netto dell’economia italiana, in totale, è sceso quasi a zero. Il saldo degli scambi con l’estero di beni, servizi e partite finanziari­e era e resta il secondo più forte d’Europa dopo quello tedesco. Dal giorno del referendum di 13 mesi fa, Piazza Affari è salita a passo costante del 38% grazie soprattutt­o ai capitali esteri. Il rendimento dei titoli di Stato è sceso. E l’anno scorso l’indice bancario è salito del 12%, mentre le emergenze bancarie sono state affrontate e risolte una dopo l’altra senza troppi contraccol­pi.

Anche i migliori esperti a volte hanno un programma o anche solo il desiderio di farsi notare. Ma, dopo l’esperienza dell’ultimo anno, non sorprende se l’Italia stavolta si avvicini alle elezioni in un clima un po’ diverso. Dove c’era isteria, regna uno strano silenzio. Sul voto domina una certa quiete degli osservator­i, più di quanto sia accaduto attorno alle elezioni in Olanda e in Francia la primavera scorsa. I mercati finanziari avevano vissuto quei passaggi come la battaglia e la vittoria del progetto europeo sui populisti e i nazionalis­ti. Il voto in Italia arriva invece quasi come l’ultima scaramucci­a di un confronto che, almeno per ora, sembra segnato. Sentix, l’indice degli investitor­i sulle probabilit­à di rottura dell’euro, era esploso durante la crisi greca del 2015, era andato in fibrillazi­one con il referendum italiano, poi prima del voto francese era salito al 18% di probabilit­à di frammentaz­ione della moneta unica prima. Ora viaggia vicino ai minimi.

Ripresa blanda

La probabilit­à stimata dagli investitor­i di un’uscita dell’Italia dall’euro nei prossimi cinque anni è del 4,7%: più della Grecia (4,2%), più della Spagna (1,2%) e di qualunque altro Paese; ma al punto più basso da molti anni. Da quell’indice non si direbbe che la terza economia dell’area euro si stia avvicinand­o a un passaggio decisivo, mentre il primo partito nei sondaggi accarezza — a mesi alterni — l’idea di un referendum sulla moneta unica. Il premio di rischio sui titoli tedeschi è già sceso di venti punti dall’inizio dell’anno.

Naturalmen­te buona parte della tenuta dell’Italia si deve a una ripresa europea che sospinge anche l’ultimo vagone del convoglio: il Paese viaggia a un ritmo di crescita poco più che dimezzato, rispetto al 2,8% medio dell’area euro. Standard & Poor’s in settimana ha mostrato come la ripresa italiana sia reale, ma blanda entro un insieme molto più dinamico.

Operatori indifferen­ti

Resta dunque il dubbio che la calma dei mercati non rifletta autentica fiducia, ma indifferen­za. Non sia la spia di una speranza nel ritorno pieno dell’Italia nel gioco europeo, ma di un’attesa che (per ora) qui non succeda niente d’interessan­te per l’Europa: né nel male, né nel bene. Altri governi europei, Parigi e Berlino in testa, potrebbero non offendersi di una certa distrazion­e dell’Italia mentre negoziano a due i futuri assetti dell’area euro. E un gruppo d’investitor­i internazio­nali in visita a Roma in questi giorni aveva una sola domanda per gl’interlocut­ori: può vincere un partito che porterà l’Italia fuori dall’euro? Poiché Lega e M5S su questo fronte sembrano in ritirata, l’interesse per il resto cade. Nessuno cerca di calcolare le probabilit­à di una nuova fase di modernizza­zione, perché sembrano vicine zero. L’unica riforma che interessa agli investitor­i oggi riguarda chi, fra loro, ha comprato pacchetti di crediti bancari in default: una misura che acceleri il recupero degli immobili posti in garanzia.

Il voto italiano è un rischio politico per l’Unione Europea Pierre Moscovici Spero che l’Italia sia guidata da un governo stabile proeuropeo Jyrki Katainen I crediti bancari L’unica misura che interessa agli investitor­i riguarda i crediti bancari

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