«Sui posti offerta offensiva, meritiamo molto di più» Ora il quarto polo è a un passo dalla rottura
Il leader di FI: è la nostra ultima proposta
Candidature, alleanze, ROMA Regione Lazio. A poco più di 40 giorni dal voto, la coalizione col vento in poppa che ambisce a vincere le elezioni è ancora un cantiere aperto. Partiti con largo anticipo con le rispettive campagne elettorali, Berlusconi, Salvini e Meloni non sono ancora riusciti a trovare «la quadra» che faccia sfrecciare la macchina. E siccome il tempo davvero stringe, ieri sera si sono riuniti a Palazzo Grazioli per tentare di chiudere un’intesa definitiva su tutto.
Intesa siglata almeno su un punto, certamente importante e immortalato da foto ufficiali, quello del programma. Che nonostante le differenze esplicite sulla legge Fornero (che Salvini vorrebbe abolire in toto e gli altri solo in parte) e sulla flat tax (per il primo al 23%, per il secondo al 15%), alla fine ha messo d’accordo tutti — con definizioni generiche sui due punti per i quali non si è specificata l’aliquota e non si è approfondito quali parti della riforma pensionistica
I numeri La prima offerta era di 13 collegi ma i centristi punterebbero a una quota tra 35 e 40
resteranno (anche se la definizione è rimasta quella dell’ «azzeramento» della legge) — ed è stato firmato dai tre leader. Aggiunti invece 2 punti: no alle tasse sul risparmi indirizzati all’economia reale, no a tassa di donazione e successione.
Molto a rischio invece l’accordo sulle candidature, come era già chiaro da due giorni, da quando cioè la divisione in percentuale dei collegi ha fatto esplodere l’ira di Noi con l’Italia di Fitto, Cesa e Lupi, che hanno considerato l’offerta di 13 posti «offensiva». Ieri sono andati a trovare Berlusconi, il più disponibile nei loro confronti, per ottenere un sostanzioso aumento della quota loro destinata. Ma la riunione, come ha ammesso lo stesso Fitto, non è stata «positiva». Raccontano che il leader azzurro abbia detto che grazie al sacrificio «di tutti noi» si sarebbe potuti arrivare a un totale di circa 20 collegi, e forse «qualcuno dei vostri potremmo ospitarlo noi nella quota azzurra» (sicuramente ci sarà Sgarbi). Il problema però è che i centristi pretendono collegi dove hanno quasi la certezza di vincere, non collegi a rischio o a perdere: «In Sicilia abbiamo il 16% e voi ci date 2 collegi, quando alla Lega ne sono destinati 4 e a FdI 5. È assurdo!», hanno protestato. La richiesta sarebbe di 35-40 collegi tra sicuri e imcondiviso possibili, troppi anche per l’ex premier che starebbe frenando. «Mi dispiace, ma la nostra offerta è questa», ha sostanzialmente chiuso la discussione Berlusconi, chiedendo «una risposta nelle prossime ore». E dando mandato a chi lavora al tavolo delle candidature di procedere con due schemi, uno con il Quarto Polo e uno senza. I centristi, riuniti ieri notte, dicono che la situazione «è pessima, siamo alla rottura», e sono pronti a correre da soli. Ma una decisione definitiva arriverà solo oggi.
E nemmeno si è ancora chiuso il tormentone Lazio. Sergio Pirozzi continua a resistere, ma né FI né FdI fino a ieri sera sembravano disposti a sostenerlo come candidato unitario della coalizione, mentre Salvini lo accarezzava: «Potrebbe vincere, ma se la coalizione non vuole...». Un modo il suo — dicono gli alleati — di tenere buoni rapporti nel caso in cui facesse il passo indietro per poi candidarlo nelle liste leghiste. Sul campo restano dunque due opzioni: Rampelli di FdI, che sembra ormai nettamente il favorito per correre nonostante i dubbi degli azzurri, e più defilato Maurizio Gasparri. Un sondaggio che arriverà oggi dovrebbe mettere la parola fine alla trattativa.