Corriere della Sera

«Sui posti offerta offensiva, meritiamo molto di più» Ora il quarto polo è a un passo dalla rottura

Il leader di FI: è la nostra ultima proposta

- di Paola Di Caro

Candidatur­e, alleanze, ROMA Regione Lazio. A poco più di 40 giorni dal voto, la coalizione col vento in poppa che ambisce a vincere le elezioni è ancora un cantiere aperto. Partiti con largo anticipo con le rispettive campagne elettorali, Berlusconi, Salvini e Meloni non sono ancora riusciti a trovare «la quadra» che faccia sfrecciare la macchina. E siccome il tempo davvero stringe, ieri sera si sono riuniti a Palazzo Grazioli per tentare di chiudere un’intesa definitiva su tutto.

Intesa siglata almeno su un punto, certamente importante e immortalat­o da foto ufficiali, quello del programma. Che nonostante le differenze esplicite sulla legge Fornero (che Salvini vorrebbe abolire in toto e gli altri solo in parte) e sulla flat tax (per il primo al 23%, per il secondo al 15%), alla fine ha messo d’accordo tutti — con definizion­i generiche sui due punti per i quali non si è specificat­a l’aliquota e non si è approfondi­to quali parti della riforma pensionist­ica

I numeri La prima offerta era di 13 collegi ma i centristi punterebbe­ro a una quota tra 35 e 40

resteranno (anche se la definizion­e è rimasta quella dell’ «azzerament­o» della legge) — ed è stato firmato dai tre leader. Aggiunti invece 2 punti: no alle tasse sul risparmi indirizzat­i all’economia reale, no a tassa di donazione e succession­e.

Molto a rischio invece l’accordo sulle candidatur­e, come era già chiaro da due giorni, da quando cioè la divisione in percentual­e dei collegi ha fatto esplodere l’ira di Noi con l’Italia di Fitto, Cesa e Lupi, che hanno considerat­o l’offerta di 13 posti «offensiva». Ieri sono andati a trovare Berlusconi, il più disponibil­e nei loro confronti, per ottenere un sostanzios­o aumento della quota loro destinata. Ma la riunione, come ha ammesso lo stesso Fitto, non è stata «positiva». Raccontano che il leader azzurro abbia detto che grazie al sacrificio «di tutti noi» si sarebbe potuti arrivare a un totale di circa 20 collegi, e forse «qualcuno dei vostri potremmo ospitarlo noi nella quota azzurra» (sicurament­e ci sarà Sgarbi). Il problema però è che i centristi pretendono collegi dove hanno quasi la certezza di vincere, non collegi a rischio o a perdere: «In Sicilia abbiamo il 16% e voi ci date 2 collegi, quando alla Lega ne sono destinati 4 e a FdI 5. È assurdo!», hanno protestato. La richiesta sarebbe di 35-40 collegi tra sicuri e imcondivis­o possibili, troppi anche per l’ex premier che starebbe frenando. «Mi dispiace, ma la nostra offerta è questa», ha sostanzial­mente chiuso la discussion­e Berlusconi, chiedendo «una risposta nelle prossime ore». E dando mandato a chi lavora al tavolo delle candidatur­e di procedere con due schemi, uno con il Quarto Polo e uno senza. I centristi, riuniti ieri notte, dicono che la situazione «è pessima, siamo alla rottura», e sono pronti a correre da soli. Ma una decisione definitiva arriverà solo oggi.

E nemmeno si è ancora chiuso il tormentone Lazio. Sergio Pirozzi continua a resistere, ma né FI né FdI fino a ieri sera sembravano disposti a sostenerlo come candidato unitario della coalizione, mentre Salvini lo accarezzav­a: «Potrebbe vincere, ma se la coalizione non vuole...». Un modo il suo — dicono gli alleati — di tenere buoni rapporti nel caso in cui facesse il passo indietro per poi candidarlo nelle liste leghiste. Sul campo restano dunque due opzioni: Rampelli di FdI, che sembra ormai nettamente il favorito per correre nonostante i dubbi degli azzurri, e più defilato Maurizio Gasparri. Un sondaggio che arriverà oggi dovrebbe mettere la parola fine alla trattativa.

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