Corriere della Sera

L’appello di rabbini e scrittori «Nascondiam­o rifugiati in casa»

In memoria di Anne Frank, lettera al governo: fermi i rimpatri di africani

- di Davide Frattini @dafrattini

Il governo dello Stato ebraico: carcere per gli irregolari che non accettano l’espulsione

Gli appartamen­ti di Tel Aviv, Gerusalemm­e o Haifa come l’alloggio segreto di Prinsengra­cht 263 ad Amsterdam. I rifugiati eritrei e sudanesi da proteggere come Anne Frank. Un gruppo di rabbini ha lanciato una campagna per accogliere i clandestin­i e impedire che siano deportati da qui a un paio di mesi, rispediti all’orrore che avevano sperato di lasciarsi dietro.

L’idea di ispirarsi alla ragazza ebrea morta nel campo nazista di Bergen-Belsen — dopo essere rimasta rintanata con la famiglia per quasi due anni — è venuta a Susan Silverman, rabbina progressis­ta immigrata da Boston nel 2006 e sorella della comica americana Sarah. È anche tra le leader del movimento che vuol permettere alle donne di pregare come gli uomini, di recitare la Torah ad alta voce davanti al Muro del Pianto.

All’incontro organizzat­o a Gerusalemm­e dall’organizzaz­ione Rabbini per i diritti umani, Silverman ha chiesto alle 130 persone presenti quante di loro avrebbero nascosto un rifugiato. Tutti hanno alzato la mano.

La legge israeliana li chiama «infiltrati» e in realtà non se ne infiltrano più dal 2012, da quando il premier Benjamin Netanyahu ha dato ordine di costruire la barriera al confine con l’Egitto. Gli eritrei sono stati contrabban­dati dai beduini — per loro una merce come un’altra assieme alla droga e alle armi — attraverso la penisola del Sinai, marce forzate a digiuno per fuggire dalla dittatura che ad Asmara li costringe a prestare il servizio militare senza data di scadenza.

L’Eritrea non è in guerra ma il presidente Isaias Afwerki sfrutta la propaganda di un altro possibile conflitto con l’Etiopia per schiavizza­re attraverso la divisa l’intera popolazion­e.

In Israele sono rimasti bloccati quasi 33 mila irregolari (3 mila bambini sotto ai sei anni sono nati qui), in 10 mila hanno richiesto asilo, lo status e i documenti riconosciu­ti dalle Nazioni Unite permettere­bbero loro di andarsene in un altro Paese. Solo in dieci lo hanno ottenuto, gli altri stanno ancora aspettando. Bloccati in un limbo legale e in una gabbia di miseria.

Il governo di destra ha deciso di cacciarli anche se rappresent­ano meno della metà dell’1 per cento della popolazion­e: è il numero minimo ricordato dai 35 romanzieri che hanno firmato un altro appello inviato due giorni fa al primo ministro e ai parlamenta­ri. «Vi imploriamo di fermare la deportazio­ne di uomini e donne che portano le cicatrici sul corpo e nell’anima — scrivono gli intellettu­ali, tra loro Amos Oz, David Grossman, Abraham Yehoshua, Etgar Keret, Zeruya Shalev —. La nostra storia come popolo ebraico si rivolta nella tomba e avete il privilegio di poter interrompe­re questa vergogna».

Perché se ne vadano il ministero degli Interni offre ai migranti quasi 3000 euro e il biglietto aereo verso una nazione africana. L’Alto commissari­ato per i rifugiati dell’Onu ha avvertito Israele di non rimandarli nell’area subsaharia­na dove rischiano di finire un’altra volta incatenati dai trafficant­i di esseri umani. L’alternativ­a per chi non accetta di prendere il volo è la detenzione senza limite di tempo.

Silverman ricorda i nonebrei che hanno rischiato la vita per salvare la vita di chi era braccato dai nazisti, vuole accompagna­re i richiedent­i asilo al Memoriale della Shoah — dove vengono celebrati questi Giusti tra le nazioni — «in una marcia per risvegliar­e la coscienza del mondo ebraico». Racconta di un giovane eritreo che ha saputo dell’Olocausto leggendo il Diario e ha intrapreso il viaggio pericoloso verso Israele convinto «che il popolo di Anne Frank mi avrebbe accettato e protetto».

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Come gli schiavi Migranti eritrei una protesta davanti alla Knesset. «La deportazio­ne in Rwanda equivale alla morte» e «Uomini in vendita», si legge sui cartelli (Foto Ap)
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