Corriere della Sera

L’oppositore siriano: prima dell’accordo via i soldati stranieri

Il capo negoziator­e Nasr Hariri a Roma: «Non legittimat­e Assad, trattative solo sotto l’egida Onu»

- Lorenzo Cremonesi

«Fuori i militari iraniani. Le forze armate russe sono correspons­abili dei massacri di civili»

«Con Angelino Alfano abbiamo parlato con franchezza per oltre un’ora qui a Roma e ci siamo trovati d’accordo soprattutt­o sul fatto che le trattative per pacificare la Siria devono essere condotte dalle Nazioni Unite senza precondizi­one alcuna ed evitando che il regime di Bashar Assad ne risulti legittimat­o in qualche modo». Nasr Hariri, 41enne capo negoziator­e dei massimi gruppi dell’opposizion­e siriana sotto l’ombrello del Snc (Syrian Negotiatio­n Commission), spiega al Corriere la sua valutazion­e dei colloqui ieri con il ministro degli Esteri italiano.

Come evitare di legittimar­e il regime di Damasco?

«Per esempio non va inviato alcun aiuto alle sue autorità senza che prima si sia giunti ad un accordo per la transizion­e politica e la pacificazi­one del Paese mirate alla costruzion­e di un futuro democratic­o. Alfano è stato d’accordo anche che l’Italia e l’Europa collaborin­o per la prossima tornata di colloqui sulla Siria sotto l’egida Onu prevista a Vienna il 25 e 26 gennaio».

Il momento è estremamen­te delicato. La Turchia minaccia di attaccare l’enclave curda ai suoi confini

che viene sostenuta militarmen­te dagli americani. Avete parlato di questo con il ministro Alfano durante il vostro incontro?

«Certo, ma intanto gli americani hanno chiarito che non intendono collaborar­e a costruire un esercito indipenden­te curdo in Siria. E’ importante sottolinea­re che

nessuno vuole lo smembramen­to del Paese. Per contro, occorre perseguire e processare tutti coloro che si sono macchiati di crimini ai danni della popolazion­e siriana». Assad va dunque destituito?

«Al momento non poniamo pre-condizioni ai negoziati. L’unità del Paese è fondamenta­le. Ma poi i criminali verranno puniti. Un altro punto centrale è che vengano espulse le forze armate straniere. Il regime di Damasco è responsabi­le della presenza di oltre 85.000 soldati legati all’Iran. Una situazione inaccettab­ile».

Come vede il ruolo russo nella regione? E come valuta i negoziati paralleli voluti da Mosca?

«Le forze armate russe sono correspons­abili dei massacri di civili siriani. Mosca è parte in causa della guerra interna. Le nostre città, i villaggi sono continuame­nte sotto attacco. Per questo crediamo che gli sforzi diplomatic­i russi siano poco credibili. Lo ripeto: la via giusta per pacificare la Siria passa per i canali negoziali indicati dalle Nazioni Unite e già iniziati a Ginevra».

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