Trump e l’ossessione Cnn nei «premi bugia»
Il presidente Usa assegna «riconoscimenti» alle fake news: 4 su undici alla tv, primo il Nobel Paul Krugman
L’offensiva di Donald WASHINGTON Trump contro i media punta al livello massimo. Al primo posto nella classifica delle 11 fake news, le notizie false, il presidente sceglie un economista premio Nobel, uno dei più autorevoli esponenti della cultura liberal americana: Paul Krugman, commentatore per il New York
Times. Poi, certo, nelle nove posizioni che seguono, quattro vanno alla Cnn, una ciascuno ad Abc, Washington Post,
Time e ancora New York Times.
È una scelta che può sorprendere, visto che da mesi si parla dell’acuta teledipendenza del presidente. Certo, nella lista figura, al sesto posto, il filmato della Cnn che riprende Trump mentre rovescia di colpo tutto il mangime nella vasca delle carpe, di fianco al premier giapponese Shinzo Abe, nel palazzo di Akasaka, a Tokyo. Una gaffe? No, seguiva l’esempio del padrone di casa, annotano i compilatori della speciale graduatoria, pubblicata sul sito del partito repubblicano.
Ma Trump vuole, in primo luogo, che gli siano riconosciuti i meriti per la ripresa, per il boom di Wall Street, «per i 2 milioni di nuovi posti di lavoro». Fin dall’inizio Krugman non ha concesso nulla alla nuova amministrazione: incompetente, avventur ista, disastrosa per il Paese.
Dopo l’economia, il «Russiagate», con il beffardo secondo posto assegnato al canale Abc «per aver falsamente» rivelato che Michael Flynn avrebbe contattato Mosca su mandato di Trump. Quindi ancora la Cnn, terza, per aver diffuso la notizia, sbagliata, che il candidato repubblicano e suo figlio Donald jr avrebbero ricevuto delle soffiate da Wikileaks. La rivista Time (quarta) riferì, erroneamente, che il presidente aveva rimosso il busto di Martin Luther King dallo Studio Ovale. Il Washington
Post (quinto): aveva descritto un comizio senza gente in Florida, mentre era gremito. Infine informazioni rivelatesi sbagliate: Anthony Scaramucci incontrò i russi (Cnn, settimo posto); la premier polacca Agata Komhauser-Duda si rifiutò di stringere la mano a Trump (Newsweek, ottava); l’ex direttore dell’Fbi, James Comey, non aveva comunicato al presidente di non essere sotto indagine (Cnn, nona); il governo aveva nascosto un rapporto sul climate change (New York Times, undicesimo). Infine l’ultima piazza al
Washington Post online: c’è «collusione» tra i russi e il clan di Trump. «Non c’è alcuna collusione!», replicano ora i trumpiani. Ma attenzione, non sappiamo se sia una fake
news: il procuratore Robert Mueller sta ancora indagando.