I tormenti della compagna «Volevo lasciarlo fuori casa Ma ho deciso di aspettarlo»
Piumino e stivali, la donna che perdonava sempre si infila nel portone di uno studio legale in Prati. Poche ore prima il mondo le è franato addosso senza chiederle permesso.
Fra ammissioni, confidenze, dettagli — quelle del suo compagno Massimo De Angelis davanti al giudice per le indagini preliminari — la donna che amava troppo ha visto se stessa e sua figlia in una casa vuota. E non è quello per cui si è battuta finora.
Così, dopo una giornata di sconfitte affettive e traumi emotivi, seduta davanti al suo avvocato, il piumino ripiegato sulle ginocchia, ripete a se stessa: «Va bene. Massimo può tornare a casa».
D’accordo. Facciamo appello alle nostre migliori energie, pensa. Anche se stavolta aveva promesso di non tornare indietro. Il limite era stato varcato, fra particolari al limite del porno e confessioni choc («Ero innamorato di lei» ha detto il prof) s’era sentita di fronte a una prova troppo dura. E invece ha deciso che è il tempo di tenere a bada le proprie rivendicazioni. «Verrà anche il giorno dei chiarimenti — si ripete —. Ma ora di fronte a quello che lui sta attraversando, chiuso in carcere, non posso sbattergli la porta in faccia. Metto un freno ai miei dubbi e aspetto».
Antonella («niente cognome per favore») esce da quel portone diversa da come è entrata: «Diciamo che lo perdono. Una persona non può dare il suo affetto e revocarlo in un giorno no? Ero e resto innamorata di Massimo. La nostra non è un’avventura».
D’accordo, ma i messaggini hot spediti a una quindicenne alla quale, di giorno, fai ripetizioni di latino? Antonella non ha una risposta per tutto e su questo decide di glissare. Va bene, ma le foto hard spedite al suo indirizzo Whats-App? Anche in questo caso Antonella deglutisce senza commentare, con un leggero movimento degli occhi.
Poi, però, ribadisce: «Stiamo parlando di un buon padre e di un buon insegnante. Stima e affetto non si cancellano in poche ore. In questo momento so di dover fare uno sforzo per mettere da parte le mie esigenze. Ci sarà modo di chiarire».
Stringe i denti Antonella. Ha una cosa, soprattutto, a cui pensare: c’è una figlia, una bambina che ha già attraversato il dolore della perdita (il marito di Antonella è morto qualche anno fa). E poi c’è il lavoro da affrontare. Ci sono i conti da far quadrare. Il resto, dice lei, ora può aspettare.
Sono le 7 di sera. L’avvocato Fabio Lattanzi detta ai collaboratori l’istanza per la richiesta dei domiciliari. Le ammissioni di De Angelis, l’intenzione di dimettersi dal suo incarico di docente al liceo Massimo, il fatto di aver risposto a tutte le domande degli investigatori, tutto questo spiana la via a una soluzione diversa dal carcere. Ma serve un posto dove andare. Al mattino, davanti all’enormità di quelle ammissioni, per un po’ si era pensato a una soluzione insolita, quasi estrema. Un ritiro in un monastero. Un indirizzo, chissà, avrebbero perfino potuto offrirlo i vertici del liceo amministrato dai gesuiti. In ogni caso chiedere ad Antonella di stringere i denti sembrava davvero troppo. E invece alla fine è lei stessa a tirare fuori la soluzione: «Supereremo anche questa prova, però Massimo deve tornare a casa».
Una persona non può dare il suo affetto e revocarlo in un giorno, no? Ero e resto innamorata di Massimo