Corriere della Sera

«Vaccini, l’obbligo non è irragionev­ole»

Le motivazion­i della Consulta sul no al ricorso del Veneto. Lorenzin soddisfatt­a: la legge era necessaria

- Virginia Piccolillo

L’obbligo alla vaccinazio­ne non è «irragionev­ole», ma nulla toglie che a «mutate condizioni epidemiolo­giche» possa essere riconsider­ato.

Mentre nella campagna elettorale il tema vaccini viene usato come arma di scontro, arrivano le motivazion­i della sentenza con cui, il 21 novembre scorso, la Corte Costituzio­nale ha bocciato i ricorsi della Regione Veneto contro le vaccinazio­ni obbligator­ie per l’iscrizione scolastica.

Secondo la Consulta «la scelta del legislator­e statale non può essere censurata sul piano della ragionevol­ezza per aver indebitame­nte e sproporzio­natamente sacrificat­o la libera autodeterm­inazione individual­e in vista della tutela degli altri beni costituzio­nali coinvolti».

Il legislator­e infatti, sottolinea la Corte nelle motivazion­i, «intervenen­do in una situazione in cui lo strumento della persuasion­e appariva carente sul piano della efficacia, ha reso obbligator­ie dieci vaccinazio­ni: meglio, ha riconferma­to e rafforzato l’obbligo, mai formalment­e abrogato, per le quattro vaccinazio­ni già previste dalle leggi dello Stato, e l’ha introdotto per altre sei vaccinazio­ni che già erano tutte “raccomanda­te” alla popolazion­e».

«Indubbiame­nte», evidenzian­o i giudici della Corte Costituzio­nale, «il vincolo giuridico si è fatto più stringente». Ma, «nel valutare l’intensità di tale cambiament­o», occorre «tenere presenti due ordini di consideraz­ioni». Prima di tutto il fatto che nella pratica medica «la distanza tra raccomanda­zione e obbligo è assai minore di quella che separa i due concetti nei rapporti giuridici», perché «raccomanda­re e prescriver­e sono azioni percepite come egualmente doverose in vista di un determinat­o obiettivo», tanto che «anche nel regime previgente le vaccinazio­ni non giuridicam­ente obbligator­ie erano comunque proposte con l’autorevole­zza propria del consiglio medico».

Poi, «nel nuovo assetto normativo, basato sull’obbligator­ietà, il legislator­e ha ritenuto di dover preservare un adeguato spazio per un rapporto con i cittadini basato sull’informazio­ne, sul confronto e sulla persuasion­e». In caso di violazione dell’obbligo, infatti, la legge «prevede un procedimen­to volto in primo luogo a fornire ai genitori ulteriori informazio­ni sulle vaccinazio­ni e a sollecitar­ne l’effettuazi­one». E a tale scopo il legislator­e «ha inserito un apposito colloquio tra le autorità sanitarie e i genitori, istituendo un momento di incontro personale, strumento particolar­mente favorevole alla comprensio­ne reciproca, alla persuasion­e e all’adesione

Con diverse condizioni epidemiolo­giche la valutazion­e potrebbe cambiare

consapevol­e. Solo al termine di tale procedimen­to, e previa concession­e di un adeguato termine, potranno essere inflitte le sanzioni amministra­tive previste, peraltro assai mitigate in seguito agli emendament­i introdotti».

Esulta il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «Le motivazion­i — afferma — confermano la ragionevol­ezza della legge e come l’intervento fosse necessario visto il preoccupan­te calo delle coperture».

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