Addio a Gesualdi, simbolo anti-Sla Fu il paladino del biotestamento
Firenze, l’ex presidente della Provincia scrisse ai parlamentari: «Fate presto»
In una lettera, diventata FIRENZE esempio di dignità e civiltà, aveva chiesto al Parlamento di approvare presto la legge sul testamento biologico. Ieri, dopo una lunga e straziante malattia (era affetto da Sla) Michele Gesualdi è morto. Aveva 74 anni, era stato presidente della Provincia di Firenze e uno degli allievi di don Milani nella scuola di Barbiana.
La sua battaglia e quella di Sandra, la figlia giornalista che era diventata la voce di quel babbo dalla mente lucidissima ma dal corpo ormai martoriato dal male, aveva fatto nascere un comitato che aveva sostenitori in ogni parte d’Italia.
Il suo grido di dolore («Fate presto, non voglio essere torturato») aveva commosso tanti. Nella lettera-appello Gesualdi aveva scritto che la Sla è una malattia spaventosa. E l’aveva descritta con queste parole: «Avanza, togliendoti giorno dopo giorno un pezzo di te stesso: i movimenti dei muscoli della lingua e della gola, che tolgono completamente la parola e la deglutizione, i muscoli per l’articolazione delle gambe e delle braccia, quelli per il movimento della testa, i respiratori e tutti gli altri. Alla fine rimane uno scheletro rigido come se fosse stato immerso in una colata di cemento. Solo il cervello si conserva lucidissimo insieme alle sue finestrelle, cioè gli occhi, che possono comunicare luce ed ombre, sofferenza, rammarico per gli errori fatti nella vita, gioia e riconoscenza per l’affetto e la cura di chi ti circonda».
Tra i primi ad esprimere cordoglio, il segretario del Pd Matteo Renzi. «Ricordo Michele Gesualdi con affetto e commozione — ha scritto Renzi —. Ricordo l’esuberanza e la sua passione». Mentre il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha ricordato la sua testimonianza come «un ultimo contributo di civiltà sul fine vita».
Dall’appartamento di Calenzano, hinterland di Firenze, dove aveva vissuto la sua drammatica condizione di malato assistito dalla moglie Carla e dai figli, Gesualdi aveva avuto la forza di commentare le parole di Papa Francesco sul non accanimento terapeutico. «Questo Papa è proprio un dono. Entra nelle sofferenze delle persone», aveva scritto Michele.
Gesualdi ha avuto una vita straordinaria, dicono gli amici. Da sindacalista e da politico. Dopo la scuola di Barbiana e anni passati da emigrato in una fabbrica tedesca la sua scorza, già forte, era diventata un’armatura.
Epici i suoi scontri, da presidente della Provincia di Firenze (per due mandati dal 1995 al 2004) con Matteo Renzi, ancora non «rottamatore», che lo avrebbe sostituito sulla poltrona di Palazzo Medici Riccardi.