Corriere della Sera

Sartiglia, la leggenda del cavaliere immortale

A Oristano lo straordina­rio spettacolo che unisce uomini e cavalli in una sfida per conquistar­e una stella

- Marco Gasperetti mgasperett­i@rcs.it

Più che un salto indietro nella storia, che evidenteme­nte c’è e t’abbaglia, hai la sensazione d’essere aldilà del tempo e dello spazio. In un luogo liminale, una Sardegna altra. Vedi le maschere bianche dei 120 cavalieri, i loro costumi, le bardature dei cavalli, ascolti suoni mai sentiti prima, percepisci vibrazioni ataviche. E ti chiedi se questa rappresent­azione arriva davvero, come racconta la storia, dalla corsa memorabile organizzat­a in onore di Carlo V, durante i fasti del Cinquecent­o e chissà, forse ancor prima, oppure se un’improbabil­e realtà virtuale ha plasmato per te questa scena memorabile. Siamo a Oristano, nel mezzo del Carnevale. Ma le maschere e i costumi che sfilano in via del Duomo e in via Mazzini e cavalli e cavalieri che da lì a poco gareggeran­no nell’unica corsa alla stella del Mediterran­eo, non sono soltanto parte di una festa carnascial­esca, ma Palio, con riti immutati e immutabili, corporazio­ni (che qui sono chiamate gremi), cerimonie religiose, riti propiziato­ri, incroci di spade e investitur­e del Componidor­i, ovvero il «prescelto» che insieme ai luogotenen­ti guiderà il corteo dei cavalieri verso la via del Duomo e poi sarà il primo a saggiare con il suo destriero il terreno galoppando con la spada tesa per infilzare la stella e dare il via alla grande kermesse.

Eccola qui la Sartiglia, Palio e Carnevale, corsa e storia raccontata, arte, cultura e teatralità che trasforma Oristano in una città senza tempo e senza luogo. Il rito si ripete anche quest’anno, domenica 11 e martedì 13 febbraio, in quel tratto di Sardegna che l’inverno trasforma e a volte rende ancora più bello. Essere protagonis­ti (perché anche gli spettatori lo sono) alla Sartiglia, significa visitare cose meraviglio­se che nel periodo più freddo dell’anno svelano particolar­i inconsueti, raccontano storie immaginifi­che. La costa del Sinis, che da San Giovanni raggiunge Putzu Idu e S’Archittu. Che svela tesori nascosti, come Is arudas, la spiaggia dei chicchi di riso, in realtà granelli di quarzo bianchi, ma a volte anche colorati di rosa, meraviglia della natura.

Al museo di Cabras non si

può non incontrare i Giganti di Mont’e Prama. Sono 38 sculture nuragiche, alte sino a due metri e mezzo, in parte ancora misteriose. Hanno forme tra le più disparate: ci sono pugilatori, arcieri, guerrieri.

A Santa Cristina, una trentina di chilometri a nord di Oristano, c’è la luna del pozzo. O meglio un pozzo sacro anch’esso dell’età nuragica. E’ stato costruito in modo che durate alcune giornate, nelle sue acque, si rifletta la luna.

E poi come non immergersi nel centro storico di Oristano e nella cattedrale di Santa Maria Assunta, o nei vicoli medievali della città?

La Sartiglia è una festa carnevales­ca, ma in qualche modo si avvicina per coinvolgim­ento anche al palio di Siena. I luoghi sono diversi, così come le culture, le prospettiv­e. Ma provate a chiedere a un oristanese e a un senese che cosa sono Sartiglia e Palio. Vi rispondera­nno con le stesse parole. «La Sartiglia è Oristano». «Il Palio è Siena».

Si corre sempre l’ultima domenica e il martedì di Carnevale. La domenica l’organizzaz­ione delle fasi tradiziona­li è affidata al gremio dei contadini, mentre il martedì la cura è assegnata ai falegnami. S’inizia con la vestizione del Componidor­i verso le 11 e alle 13.30 si passa alla corsa alla stella, cioè i cavalieri al galoppo sfidano la sorte e cercano con la spada di infilzare la stella di metallo con un foro al centro appesa lungo la via Duomo. Chi vince? Nessuno, ma il cavaliere che coglie la stella avrà piccoli premi ma soprattutt­o quel cimelio gli entrerà nel cuore per sempre e come da tradizione sarà di buon auspicio per tutta Oristano. Anche perché chi corre per infilzala è un prescelto dal Componidor­i che decide chi deve avere l’onore d’impugnare la spada.

Infine ecco l’ultima «discesa», consentita per regolament­o al capo corsa e ai suoi «compagni di pariglia». Saranno loro ad avere la possibilit­à di cogliere l’ultima stella, stavolta non con la spada ma con lo «stocco», cioè una lancia di legno. Infine c’è la corsa delle pariglie, ovvero spettacola­ri evoluzioni che vedono protagonis­ti cavalieri e cavalli. A questo punto il corteo si ritira spostandos­i verso la sala della svestizion­e.

E il martedì? Si ripetono riti e gare, ma stavolta è il gremio dei falegnami a curarli. Con i tamburini e i trombettie­ri, figure fondamenta­li, che annunciano le varie fasi della festa con ritmi e squilli differenti. E con una sorpresa: sono le donne, le massaiedda­s, ad essere protagonis­te della kermesse. Hanno un potere taumaturgi­co. Vestendo il capo della corsa lo rendono immortale.

 ??  ?? Tradizione Sono 120 i cavaliere della Sartiglia
Tradizione Sono 120 i cavaliere della Sartiglia
 ??  ?? In corsa /1 Uno dei 12o cavalieri della Sartiglia cerca di infilzare una stella per dare il via alla kermesse di Oristano
In corsa /1 Uno dei 12o cavalieri della Sartiglia cerca di infilzare una stella per dare il via alla kermesse di Oristano
 ??  ?? In corsa / 2 Il Componidor­i, vestito dalle donne, è il prescelto per galoppare con la spada tesa verso il bersaglio
In corsa / 2 Il Componidor­i, vestito dalle donne, è il prescelto per galoppare con la spada tesa verso il bersaglio

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