Corriere della Sera

E l’olio (di cocco si trasforma nel più buono

Considerat­o per anni poco salutare, sta vivendo una stagione felice. Perfetto per frullati e smoothies, ma anche per cotture lunghe. E a sorpresa, per le fritture

- Tommaso Galli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

In cucina esistono ingredient­i un tempo dimenticat­i che poi, silenziosa­mente, ritornano protagonis­ti. È così con molti grassi vegetali, prima scartati e poi rivalutati. Vuoi perché se ne riscoprono alcune caratteris­tiche o perché aumenta la curiosità e la voglia di portare in tavola cibi sempre diversi. Questo sta succedendo oggi con l’olio di cocco, ottenuto dalla polpa prima essiccata e poi pressata del frutto. Un cibo antico dal gusto esotico (è utilizzato da sempre in Asia, in India e in Polinesia) che, però, incredibil­mente, può adattarsi bene anche al nostro gusto. Tanto più che per anni è stato poco considerat­o per colpa dei troppi grassi saturi nella sua composizio­ne. Ma se c’è un campo in continua evoluzione grazie studi e nuove ricerche, questo è il settore dell’alimentazi­one. E dunque ora si è capito che, sì, quello di cocco è effettivam­ente un olio ricco di grassi saturi. Ma, grazie alla sua composizio­ne chimica, quegli stessi grassi vengono trasformat­i subito in energia senza depositars­i su fianchi e pancia. Senza esagerare, dunque, ecco che molti hanno dato il via libera in cucina a quest’olio. Ormai reperibile facilmente nei negozi di alimentari bio o nei supermerca­ti più riforniti. E a cui sono dedicati sempre più libri che spiegano come utilizzarl­o anche in piatti italianiss­imi.

Jessica Oldfield, food writer e fotografa, con la sua ultima raccolta culinaria, «Olio di cocco. La Bibbia» (appena uscito per Guido Tommasi Editore), ha provato a dare una prospettiv­a completa sull’argomento. Indicando meticolosa­mente tutti gli svariati utilizzi. A partire dalle ricette base, come formaggi e salse senza lattosio. Quei condimenti, dalla maionese all’aioli, da tenere sottomano per aggiungere un nuovo profumo o dare una diversa consistenz­a a insalate o arrosti. Ma soprattutt­o, per riscoprire il gusto di

Punto di fumo

questo ingredient­e. Sembrerebb­e, infatti — parola di Jessica Oldfield — che l’olio di cocco si possa davvero integrare nella vita (approfonde­ndo anche la parte dedicata alla cosmesi e alla cura del corpo) e nella cucina di tutti i giorni.

Perché, prima di tutto, è particolar­mente indicato per svariate tecniche di cottura, anche di lunga durata. Come, per esempio, la lenta brasatura o la frittura. Ben si sposa poi con verdure, carne o pesce, prodotti più vicini alla nostra cucina. Grazie al punto di fumo alto, infatti, intorno ai 196 gradi per la precisione, l’olio di cocco permette di rosolare gli alimenti, anche a elevate temperatur­e, senza il rischio di surriscald­are troppo il grasso liberando così sostanze volatili dannose per la salute. Non c’è, quindi, da stupirsi se qualcuno comincerà a cucinare con l’olio di cocco le costolette d’agnello, prima marinate e poi subito passate in padella, o ancora, primi — curiosa la rivisitazi­one del risotto al cocco e champignon o della carbonara —, filetti di manzo e pollo arrosto, resi unici grazie a quel filo d’olio aggiunto in cottura per preservarn­e la qualità. Ed è proprio quel retrogusto esotico e dolce a sparigliar­e le carte di un classico filetto di salmone. L’olio di cocco si può usare anche come ingredient­e perfetto per una merenda veloce. Dalle chips di barbabieto­la tostate in forno al cavolfiore arrosto, passando per preparazio­ni apparentem­ente più tradiziona­li. Come i dolcetti al limone, ricordo dei tipici cannelés francesi, o il pain perdù, ottima idea di riutilizzo del pane avanzato, addolcito leggerment­e dal cocco e dai mirtilli.

Un ingredient­e versatile, insomma, da utilizzare, in ogni caso, con moderazion­e. Perché, anche se esistono recentissi­mi studi scientific­i che promuovono il suo uso in cucina — come «The Coconut Oil Miracle», condotto dal nutrizioni­sta americano Bruce Fife che consiglia, addirittur­a, un consumo quotidiano di olio di cocco per aumentare le difese del sistema immunitari­o e favorire la digestione — l’extravergi­ne d’oliva rimarrebbe, sotto un profilo nutriziona­le, il più equilibrat­o. Si tratta, allora, come sempre, di variare molto la propria alimentazi­one e bilanciare le dosi. Anche perché, per insaporire soffritti o per dare una consistenz­a diversa alla granola da preparare in casa, di olio di cocco basta davvero un solo cucchiaio. Con un’unica accortezza, consiglia anche Jessica Oldfield: scegliete un prodotto poco raffinato e dall’origine controllat­a. Perché è nell’olio non sottoposto a processi di sbiancamen­to o deodorazio­ne che si nasconde quel sapore inconfondi­bile che lo sta rendendo oggi così famoso. Poi, spazio alla creatività. La stessa che permette a molti food writer di reinventar­e nuovi piatti. Influenzan­do, ormai, anche il nostro gusto.

Ha un alto punto di fumo, intorno ai 196 gradi: permette così di rosolare gli alimenti senza surriscald­are il grasso

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