Corriere della Sera

Moscovici avverte l’Italia: deficit al 3%, così non si cresce

Ma l’Ue riconosce i progressi sulle sofferenze, ridotte del 25%

- DAL NOSTRO INVIATO Ivo Caizzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La Commission­e europea, che attua il controllo tecnico sui bilanci nazionali, ha criticato preventiva­mente le promesse di vari partiti italiani - nella campagna elettorale in corso - di rilanciare la crescita economica aumentando il deficit dello Stato. Il commissari­o per gli Affari economici, il francese Pierre Moscovici, ha ribadito la posizione della sua istituzion­e replicando al presidente dell’Europarlam­ento Antonio Tajani di Forza Italia (per cui il limite del 3% del Pil imposto dal Patto di stabilita «non è un dogma di fede»), affermando che superarlo «non è un obiettivo auspicabil­e, se si vuole rafforzare la crescita» e non rispettere­bbe «le nostre regole».

Moscovici, in una conferenza stampa a Bruxelles, ha fatto l’esempio di Germania e Olanda, dove il bilancio è in pareggio, la crescita è forte e la disoccupaz­ione ai minimi, mentre «l’economia italiana è indebitata, bisogna contenere il debito, che è un fardello per il Paese» perché «più si spende per il servizio del debito, meno si può spendere per i servizi pubblici utili alla popolazion­e».

Poco dopo ha confermato lo stesso concetto il vicepresid­ente lettone della Commission­e europea Valdis Dombrovski­s, ricordando sia che «l’Italia è nel braccio preventivo del Patto di stabilità e deve continuare a ridurre il deficit andando verso l’obiettivo di medio termine», sia la lettera inviata a Roma con «gli sforzi fiscali da fare per continuare a ridurre il deficit».

Dombrovski­s, intervenen­do sui rischi nel settore bancario provocati dai crediti deteriorat­i, ha apprezzato che in Italia siano stati ridotti «di un quarto», scendendo dal 16,2% degli impieghi del giugno 2016 al 12,2% del giugno 2017, pur restando molto sopra la media europea del 4,6%. Ha promesso di estendere l’attenzione alle esposizion­i ad alto rischio sui derivati, che preoccupan­o soprattutt­o in banche di Germania, Francia, Olanda e Lussemburg­o. Ha poi escluso una proposta per limitare i titoli di Stato nelle banche, sollecitat­a dalla Germania e dalla Francia.

«In Europa va eliminato il trattament­o privilegia­to dei titoli di Stato nei bilanci delle banche per evitare di far rientrare dalla finestra la mutualizza­zione dei rischi sui debiti pubblici», ha ribadito il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, affermando che «il credito verso gli Stati non è privo di rischi». Sulla stessa linea si sono espressi a Parigi i ministri delle Finanze di Francia e Germania, Bruno Le Maire e Peter Altmaier, annunciand­o di voler completare «entro giugno» l’Unione bancaria (con la Garanzia europea dei depositi) dopo una riduzione delle esposizion­i bancarie a rischio. Weidmann, in un convegno a Francofort­e, ha anche respinto la sollecitaz­ione del direttore del Fmi di Washington, Christine Lagarde, di utilizzare i surplus eccessivi della Germania «per investire in infrastrut­ture, cioè in strade, ferrovie e reti digitali» in modo da stimolare «una crescita di lungo termine» con effetti positivi anche nella zona euro.

Parigi e Berlino vogliono completare entro giugno l’Unione bancaria

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